Canti dei primi Cristiani

 

La Musica Dei Primi Cristiani; Profilo Storico e Sociale

 

Nell’impero romano, ad un certo momento iniziò un processo di disgregazione causato da diversi fattori. Uno fu la grande corruzione all’interno e l’altro, la pressione sempre maggiore delle popolazioni barbariche che erano attratte dalle ricchezze e dal benessere di Roma. In questo contesto, dalla Palestina si diffuse per tutto l’impero una nuova dottrina considerata per quei tempi rivoluzionaria in quanto era incompatibile con i principi dello Stato: il Vangelo di Gesù Cristo che predicava il perdono delle offese e l’amore anche verso i nemici. Questa dottrina pur dall’aspetto innocuo e pacifico, intimorì non poco i grandi di allora in quanto lo Stato che certo non si basa sull’amore disinteressato e sul perdono delle offese, non poteva accettare un simile insegnamento, così cominciarono le persecuzioni. Considerando che tale dottrina proveniva dalla Palestina, è naturale che portasse con sé usi, costumi e canti di quelle terre. Sappiamo che Gesù ed i suoi discepoli si riunivano e cantavano inni in onore a Dio. Tali inni provenienti sicuramente dal patrimonio culturale della Nazione ebraica, si diffusero ovunque nascesse una nuova comunità cristiana, cosicché in tutto l’impero ci fu come una sovrapposizione di due culture musicali principali: quella greca, dalla quale Roma aveva attinto e quella nuova cristiana, con repertori di matrice ebraica.

 

canti
 
 

Costantino Concede Libertà Di Culto Ai Cristiani

 

Con l’Editto di Milano del 313, Costantino concede libertà di culto e la possibilità di cantare inni cristiani, in ogni luogo. Dal punto di vista musicale, questa è una data molto importante. L’imperatore fece pure costruire appositamente piccole chiese chiamate cappelle, nelle quali i cristiani potevano cantare. In esse c’era posto solo per i cantori e non per gli strumentisti, per cui ancora oggi il termine di coro a cappella sta ad indicare un coro senza l’accompagnamento strumentale.
In seguito a questo Editto, ci fu una grande proliferazione di Inni sacri.
Per quanto riguarda il canto liturgico, si crearono diverse forme e correnti pur essendo tutti canti cristiani; in Spagna nasce il canto Mozarabico, in Francia quello Gallicano, in Italia centrale quello Romano e a Nord, quello Ambrosiano dal nome del suo fondatore S. Ambrogio.
In Oriente, nell’Asia Minore e in Grecia, stava quello Bizantino che era legato al rito Ortodosso e ad altre correnti minori.

 

 

cantoal

 

Kirie con giubileo

 

Dopo l’Editto di Milano di Costantino del 313, i cristiani esultarono in quanto poterono esprimere liberamente la loro vocazione religiosa….era finita un’epoca; quella delle catacombe

 


 

Missa De Angelis

 

Sanctus Misa De Angelis

 

Anastasis - Victimae Paschali Laudes

 

Victimae Paschali (Gregoriano) - Cappella Sistina

 


 

 

Milano Ed il Rito Ambrosiano

 

Nel IV sec. d. C. , Milano acquista notevole importanza tanto che il vescovo stabilisce la sua sede ottenendo tra l’altro, una notevole autonomia da Roma. Protagonista di queste vicende fu il proconsole Ambrogio, divenuto vescovo della città. La giurisdizione milanese si affermò su una vasta area del Nord Italia, grazie anche al canto liturgico locale, che contribuì alla formazione del rito ambrosiano, in opposizione a quello romano. Nella “Schola cantorum” fondata da S. Ambrogio, retta da un “Magister chori puerorum” (Maestro di cori di bambini), oltre alla musica, venivano impartite anche altre discipline.

 

Spartito Canto Ambrosiano

 

Tecum Principium In Die Virtutis Tue

 

Ambrosian Chant - Αινείτε Τον Κύριον

 


 


Papa Gregorio Magno e La Riforma Del Canto Liturgico

 

L’eccessiva proliferazione di canti sacri in tutta Europa preoccupò non poco il papa Gregorio (VI sec.); infatti egli temeva che una divulgazione così grande di tante correnti musicali liturgiche, originate dalla libertà di culto concessa da Costantino, finisse per procurare delle divisioni nel mondo cattolico. Per correre ai ripari, distrusse quasi per intero il canto Gallicano facendo incendiare le biblioteche dai re carolingi e in Spagna impedì l’insegnamento nelle scuole del canto Mozarabico. Non riuscì ad eliminare completamente il rito Ambrosiano ( infatti ancora oggi è in vigore a Milano), ma lo fece circoscrivere nella zona lombarda. Fatto questo, selezionò i canti più belli ed importanti raccogliendoli in un unica raccolta in lingua latina chiamata Antifonario; fondò molte “scholae cantorum” (scuole di canto) in tutta Europa ove l’insegnamento principale era appunto il canto. Fra queste ricordiamo quella di Montecassino in Italia, di S. Gallo in Svizzera e quella di Notre Dame da dove si sviluppò la polifonia ecc.

 

Le Scale Gregoriane

 

Le scale musicali gregoriane derivano da quelle greche; sono otto, quattro autentiche e quattro plagali ad esse abbinate. L’elemento che accomuna la scala autentica alla sua plagale è la nota sulla quale termina la melodia che è la stessa; essa viene chiamata finalis. La nota attorno alla quale ruota la melodia invece, viene chiamata: repercussio.

 

La Scrittura Musicale

 

Anche di questa ne abbiamo parlato nelle dispense precedenti, quando si è esaminata la scrittura musicale; essa era formata da segni che salivano o scendevano, fino a quando Guido d’Arezzo stabilì il rigo a quattro linee orizzontali. Tale scrittura era chiamata su "tetragramma"; quella senza linee invece, in "campo aperto".

 

Caratteristiche Stilistiche

 

Il canto gregoriano è vocale, senza accompagnamento strumentale, e pure monodico in quanto comprende una sola linea melodica; il ritmo è libero e si basa sulle inflessioni delle parole e delle sillabe, il testo è in latino.



Il coro poteva essere:

1) Antifonale       (dialogo fra due cori).

2) Responsoriale  ( dialogo fra solista e il coro).

3) Diretto       ( quando tutto il coro canta la stessa parte, insieme).

 

 

angeli

 

Kirie dalla messa degli angeli

 

Questa Messa pur essendo scritta nel medio evo, ha una tonalità maggiore, cosa molto inusuale all’epoca…Probabilmente nei gusti della gente di allora, incominciava a nascere gradualmente, un nuovo gusto musicale

 

Missa De Angelis

 

Personaggi

 

Guido D’Arezzo e Le Sue Innovazioni

 

Guido d’Arezzo (995-1050), fu insegnante di canto nel convento dei Camaldolesi; il suo nome è legato alla teoria musicale ma fu anche un validissimo insegnante di canto. Portò a quattro le linee musicali realizzando il tetracordo; inoltre escogitò un sistema interessante per far memorizzare ai suoi allievi l’esacordo, una successione di sei suoni utilizzando come ausilio mnemonico un inno a S. Giovanni a quei tempi famosissimo. Da questo inno prese la sillaba e la nota iniziale di ogni verso che combinazione, si prestavano per questo lavoro. Considerando che il brano musicale era molto conosciuto, gli allievi non tardavano a fissare nella memoria la successive delle note che formavano l’esacordo, cantando il motivo. L’ideatore della moderna scrittura musicale, sempre Guido, invento anche una nuova metodologia didattica che fu ripresa da altri musicisti fra i quali Zoltan Kodali e attualmente da Roberto Goitre. Essa consiste nel memorizzare una melodia e successivamente gli estrapolare dli intervalli dalla stessa melodia per far memorizzare la scala ai suoi allievi. Guido utilizzava questo Inno famosissimo a quei tempi per ché tutti lo conoscvano e lo avevano ben fissato bnella mente. Le prime sillabe e note di ogni strofa, divennero le note dalla attuale scala

Inno di San Giovanni

inno

 

Ut Queant Laxis - Himno a San Juan Bautista

 

Aneddoti e Fatti Curiosi

 

Guido dì Arezzo Anticipa Una Nuova Metodologia.


E’ interessante notare come il moderno didatta Roberto Goitre, abbia fondato la sua moderna e rivoluzionaria metodologia, ovvero l’uso del Do mobile, basandosi sulle esperienze del grande compositore magiaro Koltan Kodaly , il quale aveva ereditato il metodo dall’inglese Curwn che a sua volta si riconduceva al metodo di Guido d’Arezzo. Durante un viaggio in Ungheria (patria di Zoltan Kodaly), nel 1968 Goitre notò che tutti gli ungheresi, anche quelli non acculturati, possedevano solide basi musicali ed erano in grado di leggere uno spartito fin da ragazzi. Da qui iniziò le ricerche che lo condussero prima a Kodaly , in seguto a Curwn ed infine, con sua grande sorpresa, ai trattati di G. d’Arezzo; si potrebbe affermare che la metodologia di Goitre sia una rielaborazione di quella di G. d’Arezzo adattata ai nostri giorni.

 

I Primi Passi Verso La Polifonia

 

Le prime forme di musica polifonica ( due o più linee melodiche sovrapposte) cominciarono a manifestarsi nel Nord Ovest europeo intorno al IX sec. Quella più semplice si chiamava Organum, in cui la voce principale (Vox principalis) procedeva parallelamente a distanza di una quinta o di una quarta, dall’altra voce. Il Discanto apparso il secolo dopo, prevede la voce principale disposta al basso e la voce secondaria, procedere nella parte superiore a intervalli di quarta, quinta e ottava per moto contrario. Nel secolo XI in Spagna, appare l’organum melismatico, dove la voce principale procede al basso con valori larghi e a tempo indeterminato e la parte superiore avrà una grande fioritura melismatica ossia grandi vocalizzi.


Le scuole principali sono
 
Wincester e Worcester:    in Inghilterra
Campostella:      in Spagna
Cattedrale di Notre Dame:  la più importante di tutte, a Parigi
 
 
Termini dell’epoca
 
1) Accentus: declamazione su una sola nota
2) Concentus: una melodia vera e propria
3) Sillabica: ad ogni sillaba corrisponde una nota
4) Semisillabica: ad ogni sillaba corrisponde un gruppo di note
5) Melismatico: ad ogni sillaba corrispondono molte note (vocalizzo)

 


 

Alleluia Islamic Mauritanian Samaa

 

Canto Mozárabe - Pater Noster

 

Pacem Meam Do Vobis - Misa Mozárabe

 

Wonderful Byzantine Music

 

God Forgive Us - Armenian Hymn

 

Ιδου Byzantine Orthodox Instrumental Music

 

Byzantine Music -Εγκωμια (Aidonidis - Karantzi)

 

Voice Of An Angel

 

My Beautiful İstanbul - Κωνσταντινούπολη

 

Muzica Psaltica Bizantina Romaneasca

 

Muzica Psaltica Bizantina

 

Ut Queant Laxis - Himno A San Juan Bautista

 

 


 

 

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