La Vita Musicale Nel Centro Europa

 

Danimarca

 

L’area etnologica che riguarda la musica danese, soprattutto quella popolare, è assai più vasta di quello che sono i confini dello Stato. Diversi secoli di convivenza con il Belgio, l’influenza delle vicine popolazioni germaniche, i fiorenti commerci con la Scandinavia e la Bretagna, fecero si che il suo folklore avesse un denominatore comune fra questi paesi. La testimonianza musicale danese più antica, è uno strumento musicale chiamato “Lur” fatto di bronzo; una specie di corno risalente all’epoca che va dal 1100 al 500 d. C. Questo strumento conferma una civiltà, nel nord Europa, notevolmente avanzata; “l’età del bronzo”

 

Altre testimonianza sono flauti d’osso ed i leggendari “Corni d’oro”. La vera storia musicale danese incomincia nel sec. XI circa, dove è possibile stabilire una linea di sviluppo e continuità storica. Una fonte d’informazione notevole, sono i numerosi documenti storici conservati in antichi archivi. Anche il materiale iconografico (pitture, affreschi), fatti fra il XIII sec. E il XVI, sono di notevole interesse. Un’altra fonte informativa sono i canti popolari, i quali tramandati oralmente di generazione in generazione, offrono un esempio di quello che era la musica nel medio evo in quella nazione.

 

Come è successo in altri Paesi, è soltanto nei secoli XIX e XX che si comincia a sentire il bisogno di recuperare quello che era il patrimonio folkloristico. Anche in Danimarca avvenne questo all’inizio del XX secolo, quando le registrazioni sonore poterono offrire un valido aiuto per questa disciplina nascente ovvero, l’”Etnomunicologia” così che, si iniziò un serio lavoro di ricerca. Tuttavia grazie ad alcuni manoscritti, si è scoperto che già nel sec. XVI, la nobiltà danese, era assai interessata ai vari aspetti del folklore locale. L’interesse per questo genere di studi ovviamente, aumentò assumendo maggiore consistenza con il manifestarsi della corrente romantica.

 

Per quanto riguarda la musica sacra nel periodo della Riforma Protestante, affiancati agli antichi inni cattolici, appare il Corale protestante. Dal sec. XVI al sec. XVIII, la musica presso la Corte reale, ebbe un ruolo preponderante. I musicisti di Corte, cantori, orchestrali ecc, tutti professionisti, conoscevano perfettamente tutto il repertorio internazionale, ossia europeo, allora esistente. Alla fine del sec. XIX e inizio del XX sec. la musica dotta danese era ancora assai influenzata dagli ultimi echi del romanticismo, fino a lasciare il posto, come in tanti altri luoghi, alle moderne correnti dette di “avanguardia” che già abbiamo vieto nella sezione di Storia. Prima di passare alla Germania, a mo’ di saluto, ecco una famosissima canzone dedicata alla più importante città danese: “Splendida Copenaghen”

 

danimarca

 


 

Germania

 

In Germania il genere colto ha influenzato, più che in altri luoghi, la vita musicale del Paese. In seguito a studi condotti da specialisti nel settore, si è giunti alla conclusione che le musiche legate alla vita contadina ed al folklore in genere, in linea di massima sono state sostituite o assimilate da quella dotta o perlomeno, rimaneggiate e riproposte da gruppi orchestrali professionisti che trattarono tutti i generi, da quella dotta, (classica) a quella da ballo e di consumo. Pertanto la musica folkloristica è quasi inesistente e quella esistente, è dominata dal genere dotto. I motivi che sembrano aver stabilito il predominio del genere dotto, sono di diversa natura. Già a partire dal medio evo, la chiesa ostacolò ogni forma di musica autoctona (locale) imponendo ovunque, il genere sacro.

 

Nei secoli successivi inoltre, soprattutto nel XVII secolo, ci fu un gran rifiorire di “Cori minori” con una loro vita musicale, ovviamente dotta e raffinata, il cui influsso raggiunse e condizionò i vari centri abitati. Non dimentichiamo che la Germania, prima del 1870, era un insieme di Staterelli piccoli e grandi, indipendenti fra loro. Ogni stato aveva una sua Corte e di conseguenza, tutte le manifestazioni che vi si collegavano, compresa la musica, che sarà dotta, d’”Elite”. Un altro fenomeno che contribuì non poco allo sradicamento delle tradizioni (anche musicali), fu la seconda rivoluzione industriale (seconda metà del sec. XIX che coinvolse questa volta, soprattutto la Germania, gli Stati Uniti e il Giappone. Questa seconda rivoluzione industriale, fu una conseguenza della prima (seconda metà del sec. XVIII ) che si manifestò in Inghilterra.

 

Nonostante queste circostanze, nelle comunità tedesche del Volga, della Romania e Polonia, troviamo elementi musicali legati al folklore ed alle tradizioni popolari. In effetti, pur sembrando strano, è invece normale che comunità emigrate in altre terre, sentano il bisogno di conservare le loro tradizioni più che non in chi vive nel suo Paese d’origine. Questi ultimi, sono suscettibili di maggiori cambiamenti di abitudini, che possono avvenire gradualmente, assieme al tutto il contesto della società di cui fanno parte.

 

Poiché l’evoluzione della musica dotta in Germania e la sua gloriosa storia, a partire dai Minnesanger, dai Goliardi, fino ad arrivare al romanticismo ed in seguito, alla musica atonale, l’abbiamo già vista nella sezione di Storia della Musica, guardiamo ancora alcune melodie popolari recuperate dal Brhams e alcune melodie medioevali goliardiche, per poi passare direttamente all’Austria che è una nazione per così dire “sorella” della Germania.

 

germania

 

La Figura di Brahms, come musicista del periodo romantico, appare un po’ curiosa in quanto era un nostalgico della forme musicali passate (del periodo classico) e scriveva la sua musica in modo rigorosamente classico; tuttavia il suo romanticismo non si esprime nello stile di scrivere musica, ma piuttosto, si manifesta nell’amore per le sue terre e per il folklore musicale (quello sopravvissuto nella sua epoca), che recupera e raccoglie in raccolte musicali

 


 

Melodia goliardica

 

goliardi

 


 

Austria

 

L’Austria trae le sue fonti principali del suo folklore, da quello che sono le tradizioni alpine di lingua tedesca, comprendenti le Alpi Bavaresi, l’Alto Adige ed in parte, quelle svizzere. Caso insolito, rispetto al folklore di altri Paesi, in quello austriaco, prevalgono i sistemi tonali, maggiore e minore, anche se vi si possono trovare alcuni sistemi modali. Il “Raf” è il grido tipico dei venditori ambulanti. Sovente il testo illustra la merce, altre volte sono frasi “non sense” (senza senso) Può essere anche utilizzato come richiamo alpino. L “Jodel” (Jodel, Jodler, Jodelin) è una particolare tecnica canora; si tratta di un rapido alternarsi fra la voce in falsetto e la voce di petto. Anche qui i testi sono “non sense”. Questa tecnica, è anche utilizzata per canti più semplici, per comunicare a distanza o come richiamo tra valli, secondo la tipica usanza alto atesina. Può anche apparire in veste introduttiva o di ritornello in molti canti. Molti di questi canti sono addirittura formati interamente da “Jodel”. Oggi lo “Jodel”, è sviluppato anche in forma polifonica.

 

Jodel - Musica Tra Le Nuvole

 

Kasermandl - Die Bless

 

Zillertaler Schürzenjäger

 

Tirol Tirol

Il Walzer

Trattasi di un ballo che divenne simbolo di Vienna e dell’Austria, ebbe origine dal “Lundler”; esso era già esistente durante il periodo medioevale. In origine i ballerini si mettevano in cerchi, i piedi venivano strusciati per terra a tempo di 3/4. In seguito vennero formate le coppie e da li, si arrivò al walzer vero e proprio. Il Lundler, dal quale nacque il walzer, esiste tuttora in Austria nelle manifestazioni folkloristiche del Paese

 

Die Gfierigen BarbarAlex Walzer

 

Storia Del Walzer

 

Breve Storia Del Valzer

 


 

Svizzera

 

E’ difficile immaginare quello che era la vita musicale in territorio elvetico, prima della colonizzazione romana, in quanto non rimane materiale iconografico (pitture, murali ecc), ne descrizioni letterarie e neppure strumenti musicali dell’epoca. Si è quindi costretti a fare supposizioni, confrontando lo stile, con quello di altri Paesi, allo scopo di stabilire una linea evolutiva. Possiamo immaginare che gli strumenti musicali per questa gente primitiva e rozza, anteriore alla colonizzazione romana, erano formati da corna di tori, mucche e caproni, flauti d’osso vuoti, ecc. Il folklore svizzero, è praticamente il frutto di quello che furono in passato i fitti scambi economici e culturali fra francesi, italiani e tedeschi.

 

L’interesse per il folklore svizzero comincia a manifestarsi alla fine del secolo XVII, tramite diari e lettere di viaggio sugli usi e costumi dei montanari svizzeri. Quello che colpì soprattutto l’interesse generale fu il “Rauz des vaches” (canto dei vaccai) e la forma canora dello Yodel vista poco prima. Queste usanze, finalizzate soprattutto all’allevamento del bestiame, non lasciarono indifferenti Rousseau con il suo “Dictionnaire de la musique”, 1768 G.B.VIotti G. Rossini, J. Brahmas, F.Mendelsshon, F. Liszt, R.Wagner . I montanari elvetici quindi spingevano le mucche nelle stalle o alla mungitura, cantando appunto il “Rauz des vaches”, oppure il vocalizzo in forma Yodel, o ancora il “Alohorner” enorme strumento a fiato. Nel 1778 G.S. Studer, fu il primo svizzero che cominciò a raccogliere il materiale musicale del suo Paese.

 

Bernard Romanens - Le Ranz Des Vaches

 

Robert Bovet - Le Ranz Des Vaches

 

William Tell Overture

 

William Tell - Rossini

 

Dictionnaire De Musique

 


 

Europa Orientale

 

Polonia

 

Il primo sovrano polacco Mieszko, regnò dal 963 al 992 e la sua casata regnò per 400 anni in tutto, raggruppando attorno a sé le popolazione slave occidentali. Il suo successore Boleslao, il prode 992 1025, si distinse per il suo valore militare nelle lotte armate contro le aggressioni germaniche ed il popolo, in queste circostanze dimostrò un forte attaccamento per il suo paese e il suo sovrano. In questa epoca, le correnti musicali sono distinte in due filoni, uno di origine pagana e l’altra di impronta cristiana cattolica che gradualmente si diffondeva nel Paese I polacchi appartenenti al gruppo etnico slavo, hanno un folklore abbastanza omogeneo che tuttavia, sul confine con i germanici etnicamente assai diversi da loro, subisce delle considerevoli variazione e mutamenti . Il folklore polacco rimane influenzato dal genere sacro e dotto ma a sua volta, quest’ultimo ( il genere dotto) è influenzato, ed i maniera maggiore, da quello popolare.

 

L’influenza del genere popolare su quello dotto quindi, è considerevole; i compositori classici hanno saputo attingere sapientemente, dal repertorio popolare, per quasi due secoli. In un certo senso, se in Germania il genere popolare è influenzato da quello dotto, in Polonia è quello dotto che è influenzato da quello popolare. Questa è una caratteristica di tutti quei Paesi dell’Europa orientale, punto focale in cui si svilupparono le scuole Nazionali. Il folklore musicale polacco, quasi interamente anonimo, è legato ai riti, ai lavori, al divertimento e quindi alla danza. Tipica danza polacca è la Polka e la Mazurca che Chopin, polacco in esilio volontario, sviluppò e portò a vette altissime nelle sue composizioni.

 

Chopin Waltz -Tritsch Tratsch Polka

 

Chopin - Sei Canti Popolari Polacchi

 


 

Cecoslovacchia

 

Il folklore cecoslovacco lo si può definire una fusione di elementi “magiari” (ungheresi) e slavi di provenienza polacca. Già Bela Bardok notò queste analogie con elementi asiatici ed europei. In Boemia ed in Moravia, sono più evidenti le influenze occidentali. Le strutture modali, nel folklore ceco, sono numerose, alcune scale sono solo di 4 note, altre di 7. Tuttavia si incontrano sovente scale maggiori e scale minori del sistema tonale. Le strutture ritmiche di questi canti, sovente sono un alternarsi di ritmi binari e ritmi ternari, tanto che nelle trascrizioni è preferibile non suddividere in battute, per evitare condizionamenti a criteri di tipo occidentale. I canti di lavoro legati alla mietitura, alla raccolta del fieno, ad alla pastorizia, sono molto diffusi ancora attualmente. I canti rituali sono abbinati alle varie manifestazioni dell’anno; Natale, Carnevale, ecc. Le prime notizie musicali a Praga risalgono al sec. X e i primi documenti veri e propri, al secolo successivo.

 

Il Vescovado di Praga, fondato nel 973, divenne anche una valida scuola di canto. S. Vincenslao venne educato, anche musicalmente, in questa scuola. Nel 1055, il principe Spythnev, fu salutato dal popolo di Praga con l’inno di S. Adalberto. In quell’epoca, il canto sacro in lingua ceca è assai vivo. A fianco di un ricco repertorio sacro in lingua latina, si svilupperà tutta una corrente di inni, canti, corali, ecc. (ovviamente sacri) in lingua nazionale (ceca), nei quali i modelli occidentali verranno adattati al gusto popolare. Sovente questi canti sono dedicati a santi cecoslovacchi: Ludmila, Vachav, Prokop, Vojitec, Vit. Anche nel convento delle benedettine di S. Giorgio, vengono coltivate in un primo momento, le Sacre Rappresentazioni in latino, ma a seguito, saranno anche in lingua ceca.

 

Arcidiocesi Di Praga

 

A Praga, nel XI sec. dove erano numerosi i suonatori di liuto, troviamo le prime notizie di musica profana. Sappiamo di un noto “minnesanger” “Reimar von Zweter”. Attivo alla Corte di Vaclavi di Boemia (1230 1253) ed in seguito, un altro famoso “minnesanger “Enrich von Freiberg” entrambi tedeschi. Durante la dinastia dei “Premyslidi”, la Boemia sarà un centrofiorente canoro frequentato, alla Corte dei sovrani, da molti minnesanger (sovente, gli stessi sovrani lo erano), i quali offrivano le loro prestazioni musicali. Il francescano Bohuslav Matej Cernohorski, considerato un rinnovatore della musica boema, nel ‘700 ebbe molti contatti con l’Italia e fu insegnante di Tartini ad Assisi. Nel secolo XIX la musica ceca è dominata dalle figura di Smetana e Dvorak, che sono giustamente considerati oltre che due grandi geni, anche i maggiori rappresentanti della “Scuola Nazionale” ceca. Ispirandosi a motivi popolari, elevarono il genere folkloristico al rango di musica “dotta”, con capolavori eterni.

 

Dvorak Slavonic Dance N°1

 

Dvorak - Slavonic dance N°2

 

Bedřich Smetana - The Bartered Bride Overture

 

Smetana - la Moldava

 


 

Ungheria

 

Il territorio ungherese è in prevalenza abitato da “magiari”, un gruppo etnico che ha le sue lontane origini in antiche popolazioni nomadi asiatiche, per cui, ancora attualmente, figura come un’isola etnica, con caratteristiche asiatiche pronunciate, circondata da etnie slave, serbe e croate; tutti gruppi di stirpe europea. Il folklore ungherese presenta molteplici aspetti, quello principale (e anche il più caratteristico), è lo stile magiaro, gli altri stili sono di impronta europea. Dopo il 1920 l’Ungheria si ridusse notevolmente, tanto da racchiudere unicamente le popolazioni magiare, escludendo tutte le minoranze etniche stanziate nella Transilvania rumena.

 

Nel sec. XVII , l’Ungheria, per poter sostenere l’urto dei turchi che avanzavano verso il centro Europa, fu costretta a mettersi nelle mani dell’Austria e per finire, continuò a ruotare attorno ad essa, anche dopo lo scampato pericolo. Al folklore ungherese appartiene il “ballo ongaro” e il “ballo alla zingarese”. Lo slancio ritmico è alla base di queste antiche musiche e ne costituiscono l’essenza. Il ritmo “magiaro” è originato da alcune caratteristiche stesse della lingua. I ritmi delle musiche dell’Europa occidentale, hanno una procedura più blanda e tranquilla che contrastano notevolmente se messi a confronto, con quello magiaro particolarmente virile, superbo, scalpitante (alla ussara), che costituisce la spina dorsale della musica ungherese.

 

Giovanni Picchi - Ballo Ongaro

 

Con il diffondersi della cultura romantica e delle “Scuole Nazionali”, la musica ungherese venne fatta conoscere al mondo nel sec.XIX. Tipica è la figura del violinista “zigano” con i suoi sontuosi ornamenti, il tempo “rubato” e i famosi “glissando”. Questo modo di suonare il violino un po’ all’asiatica ed il materiale musicale ricavato dal variopinto mondo della musica leggera locale, da al tutto un aspetto assai originale e pittoresco.

 

Janos Hasur - Violino Racconti e Gulash

 

Janos Hasur - Forlimpopoli

 

Paolo Forte e Il Violinista Ungherese

 

Janos Hasur - A Cappella

 

Janos Hasur 8 - Violino Racconti E Gulash

 

Vizonto

 

Gli zingari in città invece, al servizio dei borghesi occidentali, assimilarono il gusto del genere colto, lo rielaborarono dandogli nuove caratteristiche. Nel periodo classico ricordiamo Haydn, che per tutta la vita fu al servizio degli Esterazy, una potente famiglia ungherese. Egli si interessò molto alla musica magiara; anche Liszt, più tardi, fu molto sensibile a quello stile il quale traspare in modo evidente nelle sue composizioni. In seguito due ungheresi veri e propri: Bela Bartok e il suo amico Zoltan Kodaly, entrarono nella Storia della Musica. Bartok esprime nelle sue composizioni “dotte” lo spirito popolare ungherese e compie un serio lavoro di ricerca folkloristica, Kodaly compie un lavoro di ricerca folkloristica per fini didattici

 

Franz Liszt - Rapsodia Húngara Nº 2

 


 

Romania

 

Dal 101 al 106 dopo C. L’imperatore Traiano conquistò i territori che anticamente venivano chiamati “Dacia” . Dopo la conquista, iniziò la romanizzazione di queste zone. La colonizzazione romana in questo Paese, ancora oggi è evidentissima; innanzitutto il nome stesso “Romania” e i numerosi resti archeologici. I rumeni quindi, sono discendenti degli antichi coloni romani e la Romania, è come un’isola latina in un mare di slavi. Bela Bartok, nel 1922, dichiarò che la musica rumena è un misto di elementi arabi, slavi e ungheresi. Sono inoltre evidenti gli influssi turchi nel Bassopiano nevoso, e nelle zone intorno alla Moldavia, influssi ungheresi . Quasi tutta la musica per danza, è russa o greca ma (continua Bartok) questo non deve essere motivo di dispiacere, perché da tutte queste correnti, nasce un carattere nuovo e personale, del tutto originale.

 

 

Questa affermazione Bartok la fece alla fine della prima guerra mondiale, per mettere fine ad una polemica generata da una sua pubblicazione “Raccolte di canti popolari rumeni” a seguito della quale, si vide aspramente criticato dai rumeni e dai suoi stessi connazionali ungheresi, sia per le sue ricerche e le sue considerazione in merito. Questa polemica era anche alimentata da forti tensioni nazionalistiche causate dal nuovo riassetto dell’Ungheria, la quale dovette cedere la Transilvania alla Romania.

 

Il lavoro di Bartok è interessante anche perché mette in risalto un fatto davvero considerevole ossia, come un nucleo etnico ristretto, sia riuscito a conservare caratteristiche proprie per circa 2.000 anni, in mezzo a continua ondate migratorie, dei più disparati popoli invasori, restando un’isola latina. Dopo la seconda guerra mondiale, le ricerche sulla musica autoctona, avranno ancora ulteriori sviluppi ed approfondimenti.

Bulgaria

Quando alcune tribù slave provenienti dalla Russia, si stanziarono in quella che oggi viene chiamata Bulgaria, dove già abitavano popolazioni mongole provenienti dall’Asia; unendosi ad esse, diedero vita al primo stato bulgaro, circa 68 d. C. Le ricerche etnomusicologiche in questo Paese, iniziarono a cavallo dei sec. XVIII XIX, sotto la spinta e lo stimolo di un movimento di rinascita nazionale che per finire, si risolverà con l’indipendenza dal domino turco nel 1870, che durava in quelle terre da diversi secoli. Da una parte uomini d’azione, dall’altra uomini di cultura, letterati, musicisti, attingendo dal patrimonio popolare come elemento evocativo e di stimolo, si adoperarono per raggiungere il fine comune; l’indipendenza.

 


 

Ex Jugoslavia

 

Il nome Jugoslavia vuol dire “Paese degli slavi del Sud”. Fu a lungo dominata dall’impero turco ed austriaco; divenne indipendente nel 1918 sotto il re Pietro I, tuttavia già da allora, a causa delle rivalità nazionalistiche interne, passò un periodo assai difficile. Il problema della Jugoslavia è sempre stato causato dalle profonde diversità etniche che stanno all’interno dei confini. Per dare un’idea della eterogeneità del Paese, diremo che i principali gruppi etnici sono: serbi, croati, sloveni, macedoni, montenegrini, e le minoranze sono: ungheresi, turchi, slovacchi, rumeni e nella penisola d’Istria, italiani.

 

Dopo la seconda guerra mondiale, divenne socialista. In passato, trovandosi per diversi secoli come un muro difensivo della cristianità, impedendo alle orde turche l’invasione dell’Europa, gli slavi del Sud non poterono che in minima parte sviluppare il loro innato talento musicale, che tuttavia si può notare nel folklore popolare. Gli sloveni e i croati appartengono alla sfera culturale occidentale e sono legati alla storia della chiesa cattolica e di conseguenza, del canto liturgico romano. I serbi, macedoni e montenegrini, sono ortodossi ed in passato ruotarono attorno alla sfera culturale bizantina e di conseguenza, ortodossa con le loro tradizioni musicali.

 

In Bosnia i due elementi si fondono, lasciando trasparire riflessi dell’arte orientale e dell’Islam. L’odierna fisionomia musicale jugoslava, è il risultato di attività compiute da studiosi croati, serbi e sloveni. Il prof. V. Durec, nel suo studio su “Origini e sviluppo della letteratura popolare”, mette in evidenza una comune credenza che non tiene conto delle differenze culturali etniche, ma considera soltanto il potere straordinariamente benefico di una canzone, di una melodia…della musica; “Essa è il rimedio delle sventure e malattie, il giovane può conquistare l’affetto della giovane, il coltivatore fare un buon raccolto e così via”. Effettivamente affrontare la vita con il sorriso sulle labbra e la gioia interiore, darà un risultato diverso che non con uno spirito triste.

 


 

Albania

 

La sua posizione geografica un po’ isolata tra le montagne, hanno fatto si che il patrimonio folkloristico si conservasse intatto e a lungo; infatti sopravvive tuttora. L’indagine sistematica di questo patrimonio è iniziato da pochi decenni. Uno dei principali cultori, che diede il via a questa attività, è Y. Arbastsky che, negli anni ’50, cominciò a scrivere canti popolari. Anche la musica albanese, trapiantata in Sicilia e Calabria, per opera di immigrati albanesi nel XV sec. attualmente sono oggetto di studi e ricerche. Stando ad Arbatsky, il “ojkanje” detto “canto aj”, è la forma musicale più antica albanese. Dopo il 1944, la musica classica ha iniziato a svilupparsi accanto a quella popolare promossa e particolarmente protetta dallo Stato.

 


 

Grecia

 

Nella parte riguardante la Storia, si è avuto molto da dire sulla musica greca; questo perché la nostra civiltà è debitrice di quella greca, inclusa la parte musicale. Dopo il dominio romano, fece parte dell'impero d'Oriente. Dal 1453 al 1830 fu sotto il dominio turco decadendo così culturalmente. Riottenuta l'indipendenza, incomincia un difficile travaglio di assestamento. L'antico filone classico è miracolosamente soppravvissuto nel repertorio popolare e con la rinascita dello Stato greco, anche la musica prenderà un nuovo impulso. Attualmente questa musica è nuovamente in ascesa; un musicista greco, autore di famose melodie leggere di notevole pregio artistico, è Teodorakis; uno dei suoi maggiori successi è "Fiume Amaro"

 

Fiume Amaro - Theodorakis

 

Greatest Melodies Of Theodorakis

 

Greece - The Best Love Song

 

Fantastic Greek Songs

 


 

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