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PREMESSA

 

La Riforma nella scuola dell’obbligo, con molte incertezze, improvvisi arresti e cose del genere, sembra stia decollando, ma certo che non possiamo dirlo con certezza; ultimamente pare abbia avuto ancora un’altra battuta d’arresto. Tuttavia secondo me  (è un mio punto di vista, molto personale), qualunque tipo di Riforma può essere accettabile purchè abbia un capo e una coda, ovvero un inizio, uno sviluppo ed una conclusione e soprattutto una motivazione valida, caratteristiche assai difficili da trovare nel nostro Paese.   Secondo me la Riforma, per essere valida, deve avere le seguenti prerogative: assolutamente non deve proporre canbiamenti solo per il gusto di cambiare qualcosa, ma modificare tutto ciò che oggettivamente risulta obsoleto e al posto di quello, inserire altre cose adatte alle esigenze dei giorni nostri. A questo fine credo, sia una buona cosa ispirarci a come avviene il rinnovo dei neuroni, le cellule della memoria. Tale rinnovo non avviene dall’oggi al domani, di sana pianta, altrimenti l’individuo perderebbe le sue caratteristiche e la sua indentità, ma avviene gradualmente, seguendo l’impronta del modello precedente. 

 

 

Un altro fattore che dovrebbe ispirare la Riforma scolastica potrebbe essere quello di un detto molto in uso presso alcuni paesi di alta montagna: Lascia che l’acqua scenda verso il basso. In tali paesi infatti, essendo  situati a ridosso di alte pareti, convivono qutidianamente con il pericolo di inondazioni e come  sovente succede, è sempre viva  la polemica fra i giovani   (che magari hanno studiato ingegneria in città ) e i vecchi, che non hanno studiato, ma che conoscono molto bene il terreno, i quali dicono: "prima di costruire i tuoi terrapieni, dighe, rinforzi e cose del genere, lascia che sia l’acqua a scegliere il suo letto, che scenda verso il basso, poi sulla base di quella scelta, usa la tua conoscenza e costruisci le dighe e tutto quello che vuoi. L’intelligenza umana con la sua tecnica, sulla base della natura, daranno risultati ottimali; una diga o terrapieno costruito con questi principi, sarà indistruttibile.

 

 

Personalmente, paragono la realtà scolastica ( che il più delle volte è ben lungi dall’essere rosa e fiori) al letto del fiume, di conseguenza tutte le leggi, leggine, regolamentini e cose simili, dovranno modellarsi a quella esigenza dettata da quella realtà  e non pretendere che sia la realtà scolastica ad adattarsi alle leggine, in quanto non si adatterà mai e se lo dovesse fare, lo farà solo in parte, o per finta e comunque non sarà  a beneficio di nessuno, ma solamente della carta, della Burocrazia, dove risultarà che tutto è a posto, anche perché dei problemi che veramente danno fastidio, che ti legano o ti condizionano, ufficialmente non se ne può parlare, sarebbe sconveniente, che so? Non si farebbe bella figura, magari forse perché potrebbero apparire un pò banali….è invece il materiale cartaceo (la Burocrazia) che deve adattarsi alla realtà scolastica e non la realà scolastica adattarsi al materiale cartaceo (in fondo è solo carta).  Quello va bene solo come punto di riferimento poiché non si può tenere tutto a memoria. Pertanto, in base alle varie realtà che si possono verificare  in una scuola, si deve poter agire di conseguenza e soprattutto, presto e bene; prima si vede qual è la situazione, poi di conseguenza si agisce  (non ci devono essere impedimenti burocratici nell’agire).

 

 

ARGOMENTO  PRIMO ( Le scritte sui muri )

 

Tanto per entrare subito nel merito prima di arrivare al piatto forte, voglio fare un piccolo esempio: mi è successo di sentire a volte, durante i Consigli di Classe, i genitori lamentarsi presso il Capo di Istituto perchè sulle pareti della scuola c’erano  scritte oscene  (cose che l’insegnante ormai non vede più). Il genitore chiedeva semplicemente alla Preside di mandare il custode (o qualcuno in grado di farlo), a cancellare quella scritta. Purtroppo la Preside deve rispondere che non è possibile fare questo perché l’edificio è del Comune, quindi bisognava avere prima l’autorizzazione dal Comitato di Quartiere e naturalmente prima ancora, bisognava inoltrare la domanda a norma di legge a quest’ultimo (Il Comune) il quale avrebbe esaminato la proposta quando avrebbe potuto ecc. ecc..

 

 

Ricordo che in una di queste occasioni, stavo per dire (poi ho lasciato perdere per non fare polemica): “ma se per caso alcuni genitori venissero loro a pulire di nascosto i muri, magari di notte ( come fanno gli squatters quando vogliono invece sporcarli), cosa potrebbe succedere? Dato che la cosa non sarebbe  fatta in modo regolamentare, mica avrebbero mandato il vigile urbano per riscrivere la parolaccia sul muro, in attesa che maturassero i tempi legali per poterla cancellare”? A questo punto, c’è da aspettarsi di tutto. Pirandello ci insegna che per capire se una cosa è sbagliata, bisogna portarla (con l’immaginazione) fino alle estreme conseguenze, così si potrà vedere fino a che punto è grande e soprattutto, ridicolo estupido l’errore.

 

 

CONCLUSIONI E PROPOSTA

 

Pertanto si potrebbe fare questa prima proposta: a qualunque Ente appartengano i muri di un edificio scolastico, il Capo di Istituto ha il diritto-dovere e libertà di azione per decidere, dall’oggi al domani, di chiamare qualcuno e di far pulire i muri dalle scritte oscene e questo, per il decoro comune.

 

 

ARGOMENTO  SECONDO (Il supplente )

 

Procedendo in questo ordine di idee, trovo semplicemente sbagliata quella legge che impedisce al Capo di Istituto di chiamare il supplente a causa di un’eventuale malattia dell’insegnante, se il dottore non  ha prescritto a quest’ultimo, almeno una quindicina di giorni.   Mi permetto di elencare tutti i risvolti assolutamente negativi che derivano da una soluzione del genere:

 

1 ° A tanti neo laureati, che potrebbero in questo modo farsi delle esperienze ( oltre che incominciare a guadagnare qualcosa ) viene negata questa preziosa possibilità.

 

2° Se il medico di famiglia, anziché dare i giorni richiesti per consentire la chiamata del supplente, ne da solamente nove o dieci ( non ancora sufficienti ), la scuola dovrà fare i salti mortali per supplire l’insegnante mancante e se non trova qualcuno disponobile, dovrà dividere la classe in gruppi dopo di chè, ogni gruppo lo destinerà in un’altra classe dove si  tiene una normale lezione.

 

3° Se questo avviene in una scuola la cui utenza è buona, i cui genitori appartengono ad una fascia culturale medio alta, dove c’è ancora un minimo di educazione fra la scolaresca, la cosa è ancora sopportabile, ma quando la scuola è formata da una utenza disastrata, di tipo delinquenziale, allora diventa una vera tragedia che va a danno dell’insegnante, che uscirà dalla classe con gli occhi fuori dalla testa, a danno della classe, che si trova sballotata di qua e di là e a danno dell’altra classe che non ha potutto fruire di una normale lezione in quanto è stata non poco disturbata; in una parola, di tutto l’apparato scolastico, quando era sufficiente invece chiamare un supplente il quale sarebbe stato ben felice di lavorare.

 

4° Quando il medico non da i giorni sufficienti per la chiamata del supplente in quanto per la malattia diagnosticata, non sono necessari, l’insegnante che ha a cuore il problema di cui si è detto, poichè ben conosce tutte le conseguenze, potrebbe essere tentato dal chiedere qualche giorno in più, rischiando di fare la figura di uno scansa fatiche e il medico, che magari conosce anche lui la situazione, potrebbe essere tentato di accontentarlo. 

 

Tutto questo a me sembra un gestire la cosa senza tenere conto della realtà o meglio conoscerla ma far finta di non conoscerla ( sicuramente non è così, ma l’impressione che si ha è quella); sembra che il tutto abbia molto del pirandelliano: favorire una situazione in cui certe cose non si possono dire ( soprattutto scrivere ), anche se tutti sanno che ci sono.
Poichè la gente ogni tanto diventa ammalata, è bene prendere in considerazione la cosa  e di conseguenza,  prendere le giuste precauzioni oggettivamente valide per il bene di tutti. La burocrazia è un qualcosa di inventato dagli uomini e gestita da loro; non ci sono altri impedimenti per cambiare una legge, se non dall’uomo stesso che in questo caso, non avrebbe da fare che da ... cambiarla.

 

 

Quanto sarebbe bello se il Capo di Istituto, come viene a sapere che  qualcuno si mette in malattia, anche fosse per un solo giorno, potesse chiamare il supplente solamente per quel giorno e questo unicamente per il bene della scuola.
Una seconda proposta, sempre legata a questo argomento, è quella che riguarda l’insegnante di ruolo che si presta ( più o meno volentieri ) a dare delle ore disponibili durante la settimana per eventuali supplenze quando per una ragione o l’altra, non viene chiamato il supplente esterno.

 

 

In questo caso, dopo che si è supplito il collega, la segreteria anziché dargli un bollettino in cui si prende atto della supplenza svolta e garantirgli quindi il compenso ( che riceverà, se tutto va bene,  dopo circa un anno ), dargli subito i soldi che gli spettano in contanti o assegno; l’insegnante firmerà da qualche parte che ha ricevuto il compenso e tutto finisce lì.
I vantaggi sono sicuramente notevoli; eccone alcuni:

1° Alla segreteria , sarà risparmiata una mole di lavoro nel conteggio che si dovrà protrarre per un anno; per cui, le energie  impiegate per questi conteggi, potranno essere indirizzate per altre cose  a vantaggio di tutti.

 

2° Per il supplente che riceve subito i soldi, sarà motivo di soddisfazione e gratificazione; potranno essere molti quindi gli insegnanti che si offriranno per questo, per cui il rischio che una classe resti scoperta (per usare un termine tipicamente scolastico) ovvero, che resti senza insegnante, con tutte  le conseguenze che possiamo immaginare (non dimentichiamo che si ha a che fare con dei minorenni ), sono minime.

 

3° L’insegnante che ha fatto la sua supplenza, non sarà obbligato a ricordarsi, segnare (nelle sue già numerose scartoffie), calcolare le detrazione delle tasse per sapere finalmente quanto gli è fruttata quella supplenza, ecc.

 

4° Dato che  nella vita ci sono anche altre cose oltre che le supplenze, se lo si libera subito da quel pensiero, sarà più contento e di conseguenza lavorerà più volentieri, a vantaggio della scuola. Bisogna inoltre considerare che se si guarda a quanto ammonta il compenso per ogni ora di supplenza, con le detrazioni tasse ecc. la cosa è davvero ridicola; secondo me è più incentivante avere subito i soldi (anche fossero pochi) che non aspettare tanto, per avere poco comunque.

 

5° Ritengo che la natura umana sia più propensa ad accettare un sacrificio, uno sforzo provocato da una situazione d’emergenza palese agli occhi di tutti, che non un qualcosa che potrebbe essere interpretato come una presa in giro ( per non dire la parolaccia) e francamente, dare dei mini-compensi dopo circa un anno, se tutto va bene, lo si potrebbe davvero interpretare  come una presa in giro anche se sicuramente non lo è, per caritò  (non mi permetterei mai di pensare  a questo).
Comunque sia, tutto ciò crea nel subconscio dell’insegnante, una sottile forma di frustrazione, la cui cosa si rifletterà negativamente nel lavoro scolastico.

 

 

CONCLUSIONI  E PROPOSTE

 

Conclusione della seconda proposta; le soluzioni per una bella riforma scolastica sono due:

 

1° Fare una legge che consenta alla segreteria scolastica di chiamare il supplente fosse anche solo per un giorno; per quelle persone che lavorano al ministare della pubblicaIstruzione, è certamente molto semplice.

 

2° Quando capita che la supplenza la fa un collega della scuola come ora straordinaria, non appena esce dall’aula, al massimo il giorno dopo, dargli subito un bell’assegno con la cifra corrispondente. Davvero non credo di aver detto chissà quale fantasia; quando viene l’idraulico a casa mia, alla fine del lavoro lo pago subito, e non dopo un anno e  trovo che la cosa sia giustissima.    

 

 

ARGOMENTO TERZO     ( Lo stipendio )

 

Per far si che la scuola incominci veramente a funzionare, secondo me, la carta vincente è anche quella di aumentare gli stipendi agli insegnanti, almeno più del doppio (naturalmente evitando di aumentare il costo della vita).
Quello che ho detto ora, non è una battuta, ma semplicemente una delle soluzioni cardine del problema. Infatti diceva un proverbio popolare: "Non si può avere  la domestica ubriaca e il bottiglione di vino ancora pieno" a qualcosa bisogna rinunciare, o fai una vera Riforma dando a Cesare quello che è di Cesare  ovvero,
a ciascuno il suo (in questo caso, lo stipendio adeguato), oppure non la fai e lasci le cose come sono sempre state.

 

 

I risvolti legati a questa eventuale iniziativa sono semplicemente enormi, non escluso quello psicologico. Infatti purtroppo, tutto nella vita di oggi è legato all’immagine e pertanto una persona che guadagna parecchio, gode di maggiore credibilità che non chi invece, percepesce un salario ritenuto non adeguato. (Significativo è il film di Renato Pozzetto: E’ arrivato mio fratello. La tipica figura dell’insegnante, come quasi sempre avviene nei film, è ridicolizzata; o appare come un povero sprovveduto, o come un aguzzino anti democratico, o magari, addiruttura come un santo capace di sopportare di tutto, quando invece è semplicemente qualcuno che  fa il suo lavoro come tanti altri.

 

 

Se i produttori dei film cercano questi personaggi, è perché sono questi i personaggi che la gente nel suo immaginario vede, e se la gente li vede in questa maniera, secondo me, è perché il tutto si riallaccia al salario, almeno nel 90% dei casi.
Ora se la gente vede l’insegnante come una figura patetica, quest’ultimo avrà molta difficoltà ad avere una certa ascendenza sulla classe e di conseguenza ecco la sua attività, l’insegnamento, risultare compromesso in quanto è assai difficile insegnare a qualcuno quando questo qualcuno non ha fiducia in te. Io credo che per risolvere veramete le cose, bisognerebbe dare all’insegnante della scuola dell’obbligo uno stipendio paragonabile a quello dell’insegnante universitario.

 

 

E’ vero che l’insegnante universitario svolge una lezione molto, ma molto più approfondita che non un insegnante della scuola dell’obbligo, ma è anche vero che l’insegnante universitario insegna circa due o tre giorni e il resto della settimana, lo passa o in biblioteca a fare delle ricerche, o nel suo studio a elaborare queste ricerche, metterle in ordine nonché prepararsi la lezione che terra poi in classe.

 

 

E’ altresi vero che questo insegnante, oltre che essersi organizzata la lezione a modo suo, non dovrà arrampicarsi sui muri lisci per captare l’attenzione dei discenti in quanto sono già più che attenti, non dovrà parlare ad alta voce per sovrastare il mormorio che ogni tanto si sente  in una classe di minorenni; anche perché può disporre di un bel microfono che gli consente di parlare con voce normale, non sarà continuamente interrotto o dalla bidella che deve passare per far firmare una circolare, o per dettare un avviso ai ragazzi, o da un genitore che viene a prendere suo figlio perché non sta bene, non dovrà tenere a mente quanto tempo è passato da quando un ragazzino  è andato ai servizi, perché sono tutti maggiorenni e nemmeno devono chiedergli il permesso per andare in bagno, e così via.

 

 

Esaminando il pro e il contro, notiamo che gli equilibri sono sempre rispettati; il docente universitario deve  svolgere un tipo di lavoro molto più approfondito e di qualità che non quello della scuola dell’obbligo, ma quest’ultimo farà un lavoro di gran lunga più stressante e carico di responsabilità per cui, se prenderà uno stipendio simile a quello del docente universiatrio non sarebbe una cosa tanto assurda, ma semplicemente una forma di ripetto per la cultura, per l’amore allo studio e gli anni che il docente, quando ancora non era docente, ha impiegato, senza percepire salario, a studiare onde prendere il titolo di studio che ora gli consente di insegnare.

 

 

CONCLUSIONI E PROPOSTA

 

Considerato quanto si è detto ora, la mia proposta per creare un più grande interesse per questo genere di lavoro da parte di chi lo esercita, è il seguente:

Aumentare lo stipendio degli insegnanti della scuola dell’obbligo e portarlo più o meno a quello di un docente universitario senza aumentare il costo della vita (altrimenti sarebbe inutile).

 

 

ARGOMENTO   QUARTO   ( Le ispezioni )

 

Naturalmente la soluzione di cui si è parlato ora, non basta; infatti qualunque tipo di rapporto, non deve mai essere a senso unico. Se si dovrà dare di più all’insegnante, sarà anche giusto poter controllare meglio il suo operato. A questo punto vedo il problema inserirsi in un altro, ovvero riformare  le attività degli ispettori; anche questo secondo me è un altro punto focale della questione.
Gli ispettori intanto dovrebbero essere suddivisi in due categorie principali;
quella burocratica e quella specifica (per quelle di carattere economico, c’è sempre la finanza).  Per il momento tralasciamo quella burocratica che nella maggior parte dei casi, si occupa di contenziosi, diatribe anche se pure lì, avrei cose da dire e passiamo subito a quella specifica.     Uno dei tanti risvolti positivi che troviamo nell’istituire queste nuove categorie è anche quella di offrire uno stimolo in più all’insegnante (oltre allo stipendio) ovvero la possibilità di fare carriera.    Per quanto riguarda la materia che ho sempre insegnato: Ed. Musicale nella scuola media, l’Ispettore specifico di questa disciplina, potrebbe avere i seguenti requisiti:

 

1° Un certo numero di anni di insegnamento di ruolo nella scuola media.

 

2° Il diploma conseguito al Conservatorio di Direzione Corale oppure di Direzione d’orchestra.

 

3° Oltre a quello, un altro diploma di un qualunque altro strumento musicale, sempre conseguito al Conservatorio.

 

4° Infine, una laurea conseguita presso la facoltà del DAMS.

 

Quando l’operato di un insegnante di musica è visionato da qualcuno con i requisiti legali ora indicati, la cosa non darà fastidio, come sarebbe stato invece per il caso del Concorsone fortunatamente andato in fumo.
Per quanto riguarda le altra materie, l’ispettore specifico potrebbe avere requisiti paragonabili a quelli ora descritti per la materia musicale; almeno due lauree che però riguardino argomenti affini, attività sperimentali o di ricerca, diversi anni di insegnamento ecc. (anche qui, il tutto è da stabilire).

 

 

Secondo me, non sono sufficienti le pagine del presente volumetto ( o del Sito ... si fa per dire) per illustrare tutti i vantaggi che a livello sociale ne potrebbero derivare. Prendiamo per esempio una tipica scuola di periferia di una grande città, dall’ambiente particolarmente disastrato. In detta scuola, ogni insegnante è solo con se stesso; se per una qualche ragione dovesse crearsi una situazione di urto fra insegnante e classe, questo insegnante non potrà contare sull’appoggio di altri colleghi, perché il rapporto che si crea fra alunni e insegnante è personale, diverso l’uno dall’altro e anche il Capo di Istituto non potrà fare più di tanto per cui si cercherà, come  dice il proverbio, di dare  un colpo al cerchio e uno alla botte.   Ma ecco che se questa scuola è perennemente collegata con la Sovraintendenza Scolastica, o il Provveditorato agli studi, o altro organismo simile (non esluso il Commissariato di polizia), da ispettori, credo che il discorso cambi parecchio.

 

 

Le ispezioni pertanto, non dovranno essere solamente formali o burocratiche, anche se queste hanno la loro importanza poiché è giusto che i registri, i verbali e cose simili, siano tenuti sempre in ordine, ma anche e soprattutto da ispettori specifici (specifico per materia) i quali periodicamente, potranno osservare la realtà scolastica nelle varie prospettive di ogni materia. Potrebbe esserci a sua volta, una Commissione di Ispettori specifici, suddivisa per ogni materia, onde fare consultazioni approfondite quando la cosa devesse ritenersi necessaria.

 

 

Ecco quindi come utilizzare questi Ispettori specifici: a caso, un ispettore specifico decide di andare in quella scuola o in quell’altra. Conosce l’orario degli insegnanti della sua materia perché le scuole lo hanno già informato. Poniamo il caso si tratti di uno di Ed. Musicale; egli, dopo essere  entrato nella  scuola prescelta e dopo essersi qualificato presso  il Capo di Istituto, ha facoltà di entrare nell’aula in cui è in corso una lezione di musica, si presenta, e si siede vicino all’insegnante che tiene la sua lezione, davvero non vedo cosa ci sia di male. Penso che  all’insegnante che è alle prime armi, farà senz’altro piacere avere qualcuno vicino con più esperienza, dal quale potrà essere  consigliato, sostenuto ecc. (il sottoscritto, ha dovuto imparare tutto da solo l’arte dell’insegnamento, e posso assicurare che non è  sempre stato facile).
Naturalmente sarà assolutamente di rigore e d’obbligo professionale da parte dell’Ispettore, il bon ton .

 

 

Se il problema nasce dall’inesperinza dell’insegnante, l’Ispettore potrà sempre aiutarlo, coadiuvare la sua attività, rivelargli alcuni segreti per meglio inquadrare i ragazzi ecc. finchè  non si sarà fatto, come si suol dire: “le ossa”.    Se l’Ispettore nota invece che  il problema non è tanto l’inesperienza dell’insegnante, ma la classe (o meglio il quartiere che è a rischio), agirà in altro modo: innanzi tutto segnalerà la cosa al più vicino comando di polizia o di carabinieri; non sarebbe male, quando la cosa fosse davvero necessaria, una bella lavata di capo magari fatta dal maresciallo, al bullo di turno, possibilmente davanti agli altri compagni a scopo di avvertimento. Questo modo di agire, si risolverebbe unicamente a beneficio del ragazzo.  Comunque sia, sarà sempre importante, per un’utenza scolastica di questo tipo, rendersi conto che dietro la figura dell’insegnante, vi è tutto un apparato che saprà far sentire la sua presenza, quando la cosa dovesse risultare necessaria.

 

Quando invece l’utenza è buona, l’insegnante ha la sua esperienza e di conseguenza il tutto gira come  deve, potrebbe nascere una bella collaborazione fra il professore e l’ispettore; infatti l’ispettore essendo a contatto con più insegnanti, conosce più metodologie didattiche, per cui potrebbero nascere gruppi di studio sull’argomento. Se si creasse questo rapporto di collaborazione fra ispettore specifico e insegnante, si potranno scivere libri di testo veramente validi, in quanto racchiuderebbero anni di esperienza di più persone; le Case Editrici sicuramente avranno più garanzie e sicurezza per la pubblicazione di eventuali volumi e l’insegnante o gli insegnanti che collaborano alla stesura del libro di testo, avranno ovviamente i loro guadagni sulle vendite, oltre che ai vantaggi in titoli.

 

 

CONCLUSIONE E PROPOSTA

 

La proposta che faccio per questo argomento quindi, è quella di istituire questa categoria di Ispettori specifici  (per materia) con le caratteristiche  che ho indicato, atti a visionare il lavoro dei colleghi (sempre in senso positivo) e creare  fra loro rapporti di studio e di ricerca, nel settore della didattica.

 

 

 

ARGOMENTO  QUINTO   ( I libri di testo )

 

Legato all’argomento precedente, potrebbe esserci quello che riguarda i libri di testo.
Infatti come si è detto, l’ispettore mantenendo un continuo contatto con i vari insegnanti, conosce più di una metodologia, per cui potrebbero esserci delle regole ben precise che controllino la divulgazione di queste metodologie e che dovrebbero essere le seguenti:

 

1° L’ispettore specifico, non potrà mai presentare un libro di testo ad una Casa Editrice unicamente a suo nome  in quanto quello che presenta, potrebbe essere il risultato del lavoro di altri colleghi, ma potrà a nome loro, presentare un lavoro che sia il sunto e una rielaborazione didattica di insegnanti che lui ha avuto modo di contattare durante le sue ispezioni e di conseguenza, conoscere le loro metodologie.

 

2° Pertanto gli insegnanti che sono ritenuti validi da questo ispettore, possono collaborare alla stesura di un libro di testo in cui ognuno potrà esporre la sua metodologia e l’ispettore (che a questo punto si può anche chiamare consulente e super visore) farà da coordinatore, nonché da garante presso le Case Editrici. Ovviamente ogni insegnante che partecipa al lavoro, avra la sua giusta percentuale sulle vendite del libro.

 

3° Un libro di testo presentato alle Case Editrici con queste caratteristiche, sicuramente ispirerà molta più fiducia che non quello di uno sporadico insegnante di cui non si riesce ad avere una esatta valutazione circa le sue capacità, ma soltanto sul sentito dire per cui sicuramente, ci sarà un maggior sbocco nelle vendite dei libri di testo.

 

4° L’ispettore specifico, o consulente (possiamo chiamarlo come vogliamo), che avrà instaurato questo rapporto collaborativo con gli insegnanti da lui assistiti, potrà proporre dei corsi di aggiornamento che saranno quanto mai appropriati e pertinenti e facoltativi.

 

5° In questo modo come possiamo notare, l’insegnate avrà la possibiltà di fare carriera  in quanto con l’Ispettore alle costole, sarà sempre motivato, stimolato, interessato a fare sempre meglio (magari con l’biettivo di divenire pure lui Ispettore) e il suo lavoro non si fossilizzerà perché sarà sempre messo in discussione e confrontato con le varie caratteristiche di ogni classe, scuole, quartieri ecc. Tutto ciò si rifletterà per finire, a beneficio dell’utenza scolastica e soddisfazione professionale dell’insegnante; magari le eventuale riunioni legate a questo fine (aggiornamento), non dovranno essere obbligatorie e dovrebbero essere, pure pagate.

 

6° Magari l’insegnante potrebbe a priori, salvaguardare le sue eventuali innovazioni didattiche, depositando presso un notaio quello che ritiene poter essere interessante prima dell’arrivo dell’Ispettore oppure (e forse questa è la strada più semplice), essendo fra i suoi assistiti, qualora l’Ispettore dovesse pubblicare un libro, tramite gli argomenti svolti e annotati sul suo registro personale, potrà dimostrare che molte di quelle metodologie le usava già da tempo.

 

 

ARGOMENTO  QUINTO  ( Insegnanti di ruolo e non di ruolo )

 

In qualunque settore lavorativo, quando viene assunta una persona, dopo un breve tirocinio che può essere di qualche mese, finalmente il dipendente diventa ufficialmente assunto. Non riesco a capire perché la stessa cosa non possa avvenire per la categoria dell’insegnante soprattutto se si pensa che occorrono molti più anni per ottenere il titolo di studio che ti consente di insegnare .
Esistono insegnanti che per finire, sono andati in pensione senza mai diventare di
ruolo; è vero che hanno sempre lavorato però dal punto di vista psicologico è assolutamente tutta un’altra cosa insegnare con la qualifica di ruolo che non di supplenza a vita.
Non bisogna mai sottovalutare i risvolti psicologici di un’eventuale circostanza; l’insegnante che si troverà in quella situazione, proverà sempre una forma di sottile disagio e frustrazione nonché grande insoddisfazione, che non potrà  che risolversi negativamente sul lavoro scolastico.

 

 

PROPOSTA

 

La mia proposta per ovviare anche a questo fastidioso problema è la seguente: dopo un serio corso di didattica (che potrebbe anche essere tenuto dagli ispettori di cui si è parlato), una volta che il soggetto ha superato tutte le prove, diventerà automaticamente di ruolo anche se per lui o lei non c’è ancora la cattedra disponibile.
In tal caso potranno esserci due categorie di insegnanti: insegnanti di ruolo con la cattedra e insegnanti di ruolo senza cattedra.
(esistono anche i ministri con portafoglio e quelli senza portafoglio).

 

 

Le attività di questi insegnanti senza cattedra, potrà avvenire in più modi, magari loro stessi scelgono la scuola di preferenza e si mettono a disposizione per eventuali supplenze (o altre attività che ovviamente sono in grado di svolgere) per tante ore alla settimana, oppure potranno mettersi a disposizione di più scuole con progetti di vario tipo; in un modo o nell’altro, le soluzioni per organizzare nel migliore dei modi le loro attività ci sono, l’importante è che la posizione di costoro sia regolarizzata (come pure il loro stipendio).

 

 

 

CONCLUSIONI

 

Mi sembra già di sentire le argomentazioni di quelli che sono contrari, ovvero che se non ci sono i soldi, come puoi aumentare lo stipendio agli insegnanti ed introdurre  tutte le altre innovazioni di cui si è detto e che sicuramente richiedono denaro per la loro realizzazione?
Come già si é accennato, se davvero non è possibile fare una Riforma, è più serio non parlarme affatto e di lasciare le cose come stanno; ma io credo che non solo è possibile, ma sarebbe anche un bene per tutti. Se si vuole davvero riformare la scuola verso il positivo ed il meglio, la cosa prioritaria è quella di rivalutare la figura dell’insegnante.

 

 

La classe dirigente deve capire che i soldi dati agli italiani non sono perduti (infatti non ho mai visto nessuno buttare per la strada i suoi soldi) purché rimangano nel territorio nazionale (o meglio, nelle banche nazionali) per la stragrande maggioranza dei casi e di conseguenza, come diceva quel tale, se gli italiani hanno più soldi e pagano meno tasse  (magari !), spenderanno di più e più volentieri.   Se spendono di più, ci sarà qualcuno che ci guadagnerà e così ecco nuovi orizzonti di lavoro per i giovani come pure ... nuove tasse.

 

 

Chi guadagna è giusto che paghi le tasse per cui, ecco nuove fonti a cui lo Stato può attingere... Considerando che la categoria degli insegnanti è la più numerosa in tutta Italia, favorirla in questo senso significa offrire innumerevoli occasioni di lavoro in più a tanta altra gente in quanto, questi insegnanti, avendo più soldi, spenderanno di più (ecco il problema inserirsi nell’altro che riguardava la disoccupazione).
Oppure, se aumentare in denaro lo stipendio alla categoria degli insegnanti non sembra essere una cosa conveniente (chissà perché), si potrebbe almeno dare ad essa (alla categoria) abbinata allo stipendio, un bancomat con un credito teorico che potrebbe dirsi 
a circuito chiuso, con un accredito mensile (sempre teorico) abbastanza congruo, oltre allo stipendio che già percepisce in denaro, da consumarsi in supermercati omologati con lo stato e con tutte le modalità che si sono viste nel progetto che riguardava la disoccupazione.

 

 

A questo punto non credo abbia più grande importanza, se i primi cinque anni delle elementari sono chiamati il primo ciclo, se gli altri tre, il secondo ciclo poi il terzo eccetera, eccetera ... oppure continuare a chiamare ogni cosa come si è sempre fatto o dare 10 anziché ottimo (e cose simili); quando un problema è risolto alla radice, tutto il resto va bene, qualunque cosa sia, quando invece un problema lo risolvi in modo superficiale, lo si potrebbe interpretare come una presa in giro, anche se… ne sono certo…(almeno lo spero) non  è così.  Lo stesso Gesù Cristo diceva agli scribi (non ricordo più in quale versetto), che non basta pulire il piatto solamente  nel bordo, ma lo si deve pulire anche all’interno. Pertanto nelle linee essenziali, questa è la mia proposta che riguarda la nascita di una scuola dell’obbligo più all’altezza dei tempi. E attenzione, per altezza dei tempi non intendo dire occuparsi solo di computer, il che è senz’altro importantissimo, ma introdurre  le varie opzioni di cui ho parlato.   

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