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POESIA E MUSICA

 

 

A volte mi sono posto questa domanda, soprattutto quando frequentavo le scuole elementari: "Cosa è di preciso la poesia?"  Le poesie che ci davano da studiare a memoria quando andavo a scuola, avevano una cadenza ritmata e alla fine di ogni verso, o fra versi intercalati, stava la rima che in chi ascoltava dava una certa “soddisfazione” di carattere acustico, oltre che di contenuto e di ritmica in quanto c’era una cadenza precisa nelle varie sillabe declamate.  Per questo infatti ho sempre capito che comporre poesie non era tanto semplice, soprattutto per trovare la “rima” ed esprimere un argomento che avesse un senso….figuriamoci poi quando facevo mente locale su quello che era la Divina Commedia o altre colossali opere letterarie tipo quella…. Per tali motivi ho sempre ritenuto che scrivere poesie fosse assolutamente privilegio di pochi (come infatti lo è) e che la poesia in se stessa fosse un’arte da considerarsi come un collegamento fra la letteratura e la musica appunto per via delle rime e della metrica. Anche la danza ad esempio potrebbe essere considerata un collegamento fra le arti figurative (scultura, architettura, pittura ecc.) e la  musica.

 

Ricordo che quando facevo la 5^ elementare, leggemmo per la prima volta  in classe, La Quiete Dopo La Tempesta di Leopardi. In tale occasione, provai piacevolissime sensazioni….Infatti quante volte con i miei coetanei dopo un temporale o qundo era evidente che stava per finire, uscivamo di casa e ci divertivamo a “nasconderci” in qualche posto tranquillo, al riparo dalle ultime raffiche di pioggia, per goderci il fresco provocato dalla precipitazione appena passata e l’ambiente magico che si veniva a creare per questo. Vedere come si risvegliava gradualmente la natura; i passeri che riprendevano a cinguettare, la gallina  che “tornava  in su la via”, o magari andava anche da qualche altra parte, magari in mezzo al prato per cercare il cibo e a rifare il suo “ co ccodè”, e tutte cose di questo genere.

 

Probabilmente anche Beethoven provò sensazioni analoghe quando scrisse la sua 6 sinfonia, La Pastorale. Il canto di ringraziamento dei contadini alla fine del temporale, potrebbe essere paragonato a questa poesia di Leopardi. Anche un’altra poesia di Leopardi intitolata: L' Infinito mi trasmetteva un fascino particolare che credo, a causa della grande proliferazione di auto, non sia più possibile né rivivere, e nemmeno immaginare. Sono stato infatti a Recanati dietro alla famosa siepe “che da tanta parte dell’ultimo orizzonte, il guardo esclude”. Credo però che se Leopardi fosse nato in questa epoca, non avrebbe mai potuto scrivere questa poesia perchè sotto a questa bella siepe, che probabilmente sopravvive ancora grazie alla sua poesia e alla sua memoria, sta una statale dove passano macchine, camion e corriere in continuazione, impedendo al visitatore di immaginare, neppure lontanamente, che tipo di  "profondissima quiete" potesse provare il nostro poeta.

 

A parte quanto detto ecco che questa volta, con la conoscenza di questa nuova poesia (L’Infinito), venni a far mente locale su un nuovo modo di scrivere poesie; una cosa nuova che ancora oggi faccio fatica ad inquadrare. Nelle poesie di Leopardi infatti, non sempre troviamo delle rime e se le troviamo, sono casuali. A volte sono parole dette come fosse un semplice discorso, una relazione, una lettera. Anche in quei discorsi altisonanti, dove pullulano terminologie eccelse, parole ricercate, in cui trapela una grande erudizione, vediamo che questi (i discorsi altisonanti) nulla hanno a che fare con la “poesia”…..e invece nei discorsi di Leopardi (ovvero le sue poesie), ci si accorge subito che c’è poesia anche senza le rime e pure, di altissimo livello….Ma allora cosa è questa poesia, se si può fare poesia anche senza rispettare metrica e rime?  Che cosa la distingue ad esempio, da una semplice frase, una lettera, o la prosa?

 

E’ evidente quindi che per una poesia, non sono indispensabili parole che rispettino una metrica o una rima …sicuramente c’è molto di più. Personalmente, oggi come oggi, credo di aver grosso modo inquadrato almeno in parte, questo mio piccolo dilemma. Infatti presumo che la poesia sia, al di la delle rime e della metrica, Musica delle parole…E allora la musica, quale la intendiamo noi, cosa è? Musica dei suoni forse?  In tal caso però, la parola "musica", avrebbe un ruolo di primo piano rispetto alla parola “letteratura”. Forse, per essere in “pari” e rispettare la par condicio fra queste due discipline, la musica la si potrebbe definire: “Poesia dei suoni”... e la poesia: "Musica delle parole"... Se è così allora si dovrebbe, prima o poi, cambiare alcuni termini nel vocabolario italiano.  

 

Probabilmente quella di Leopardi e di altri, potrebbe definirsi: musica senza suoni (forse è più semplice cosi), realizzata solo da parole in cui è sufficiente soltanto leggere o ascoltare, per provare bellissime sensazioni, attraverso quello che tali parole e i poeti che le hanno composte, ti inducono a pensare e a considerare. A volte un brano poetico viene ascoltato con un sottofondo musicale, a volte invece potrebbe essere superfluo o addirittura di troppo perché la dolcezza espressiva che forma il testo (Come ad esempio l’Infinito), basta ampiamente per rendere magnificamente l’idea e trasmettere positive emozione  in chi ascolta. Con questo ci tengo a chiarire che le emozioni potrebbero essere anche negative  quindi a volte, da evitare (come quel tale che nella canzone di Battisti, scende dalla macchina e prende a cazzotti uno che gli stava antipatico).   In altri casi invece, una bella melodia adatta al testo, completa ed integra in modo perfetto la composizione poetica; dipende ovviamente dalla natura della poesia stessa.  

 

Per passare dalle intime sensazioni che il grande poeta di Recanati ha saputo trasmettere anche ai posteri (e senza il supporto della musica), al grande frastuono dell’ambiente di oggi (dove certo Leopardi non avrebbe trovato spazio e ispirazione per le sue opere immortali credo) ed entrare così nel caotico e a volte, anche poetico mondo della canzone e dei cantautori,  faremo riferimento ai grandi colossi di questo moderno genere, come ad esempio  Fabrizio De André dove primeggia, più ancora che la sua musica (che già è molto bella) la sua poesia, la quale è, come dire…  bellissima? (ma so che questo aggettivo ancora non rende bene l’idea).

 

Certo lui non è il solo rappresentante di questa moderna arte. Anche la canzone di Jonn Lennon, ex membro dei Bealtles ad esempio con Imagine, è interessantissima; malgrado la musica sia gradevolissima, il testo primeggia e induce non poco a pensare e a riflettere. Mi ha sempre colpito anche la canzone: Non é Francesca  di L Battisti (in questo caso, il merito poetico è di Mogool) che esprime fatti di vita quotidiana molto realistici…come diceva l’Apostolo Paolo in una sua epistola: “L’amore vero crede tutto, spera tutto e non suppone mai il male”. E’ davvero bellissimo essere in queste condizioni di spirito, se non fosse che in tal modo si possono facilmente prendere fregature. Il Vangelo infatti dice che bisogna essere si, semplici come colombe, ma anche guardinghi e prudenti come serpenti.

 

Per tornare al tema, il cantautore Roberto Vecchioni ha detto che la canzone ha un impatto con la gente, soprattutto con la massa, molto più forte che non la sola poesia in quanto, a parte tutti i mezzi di comunicazione di cui dispone la moderna società, se al testo (o poesia) di una qualunque canzone, c’è il supporto della melodia, la parola viene come esaltata da essa ed acquista più significato lasciando tracce, più che profonde in chi ascolta, numeriche anche se sicuramente, in modo più superficiale.   Quante volte ci capita di non ricordare più alcune parole del testo di una canzone ma ricordiamo molto bene la melodia legata a quella parola ed ecco che alla fine, ci ricordiamo tutto quanto. Altre volte invece non ci ricordiamo la melodia ma invece ricordiamo bene le parole, ed ecco che tutto ancora ci viene in mente. Se poi queste parole non sono parole messe così, tanto per aggiungere qualche cosa alla melodia già esistente, ma sono parole sentite, l’effetto sarà molto più grande.

 

Comunque sia, a giudicare da quello che ho potuto riscontrare, le varie discipline umane non sono mai scollegate fra loro e prigioniere in comparti stagni, completamente isolate le una dalle altre ma anzi, interagiscono in continuazione fra loro e l’una in fondo sostiene l’altra anche se poi nello specifico, risultano molto differenti.  Gli studiosi alessandrini hanno cercato di suddividere lo scibile umano in due grossi blocchi; il famoso Trivio e Quadrivio ovvero, le discipline legate alla letteratura come la grammatica, la retorica e la poesia e le discipline legate alla matematica: geometria, aritmetica, scienze e musica (vista nei suoi aspetti scientifici come “la produzione del suono” ad esempio, le oscillazioni molecolari, ecc.). Però notando che la poesia si fonde in una cosa sola con la melodia, suscitando con essa emozioni (cose che certamente la matematica da sola non può fare), ed inoltre essendo che è anche un fenomeno scientifico di grande interesse per quanto riguarda la produzione del suono attraverso le oscillazioni molecolari dei corpi elastici,  a volte mi viene da pensare a questo: non sarà che questi illustri personaggi di altri tempi (gli studiosi alessandrini), non si siano sbagliati nel non inserire la musica anche nel settore della letteratura? Magari in alto alla piramide del sapere umano, come se fungesse da tramite fra il mondo della letteratura e il mondo scientifico? ....Chissà.

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