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Quando alcuni anni fa decisi di inserirmi nella graduatoria per diventare un insegnante di musica presso la scuola media, considerando che questa materia era stata resa obbligatoria da poco, lo feci con l’unico scopo di sistemarmi definitivamente, vista questa nuova possibilità che mi si apriva davanti. Mi resi conto tra l’altro, che tale lavoro era decisamente più creativo che non suonare in orchestra, anche se, per forza di cose, la musica classica in tale contesto (nell'orchestra), era decisamente più valorizzata che non nella scuola dell’obbligo. L’insegnante di musica (forse è così anche per la altre materie…non so) tra l’altro, poteva gestirsi il lavoro a modo suo, poteva fare il suo piano di lavoro, senza che nessuno interferisse in quello che faceva.

 

In orchestra non è così, non puoi nemmeno decidere se le “arcate” devono essere in “su” o in ”giù”; lo decidono i due violinisti, il violista e il violoncellista di “spalla” ovvero i capofila. Questo, anche perché nella scuola dell’obbligo, a parte casi particolari, nessuno ci capiva niente di musica, salvo gli altri colleghi di quella materia ovviamente. Mi viene in mente a questo proposito, che in una scuola privata avevo un Preside che suonava il mio stesso strumento, per l’esattezza lui il violino e io la viola (che sono due strumenti molto simili); egli era arrivato quasi alla conclusione degli studi musicali, e poi aveva lasciato perdere, buttandosi solo negli studi letterari, poi nell’insegnamento e in seguito, divenendo Preside.

 

Chiaramente, con questo Preside si era creata una certa empatia e non sono pochi i concerti che abbiamo fatto insieme, entrambi inseriti in una formazione d’archi specializzata nella musica “Barocca”. E’ da notare la sua correttezza professionale, malgrado che di musica ne capiva qualcosa, anzi…diciamo pure molto, non si era mai permesso di interferire su quello che facevo in classe in quanto di me, almeno sotto quell’aspetto, aveva la massima fiducia. Tornando alla scelta della mia attività (come si dice:”cosa farai da grande?), scelsi l’attività della didattica, per amore della musica ovviamente, ma anche per trovare una mia sistemazione, senza più avere preoccupazioni in questo senso. Col tempo invece, mi accorsi che l’insegnamento musicale nella scuola dell’obbligo, era un qualche cosa di più, che non una semplice “pedestre” lezione di musica fine a se stessa, nel senso che i ragazzi imparassero soltanto qualche nozione musicale, magari solo per dimostrare agli altri che durante l’anno scolastico avevo lavorato (leggermente squallido come obiettivo).

 

Ho scoperto in seguito, che le cose fini a se stesse, non servono a nulla anzi, creano dei “ristagni”, dei punti fermi, sia materiali, sociali che intellettuali e quindi, non andranno a beneficio di niente e di nessuno; con il tempo anzi, saranno destinate a corrompersi e trasformarsi in “male”… in qualche cosa di dannoso.

 

Assolutamente non deve essere e certamente, non è così anzi..…, non è così, proprio perché così non deve essere (questo l’ho capito dopo un certo periodo di tempo)… L’insegnamento musicale, come tutte le cose che stimolano l’essere umano (soprattutto nel giovane) verso la “bellezza”, sono cose che hanno una finalità, un obiettivo molto preciso e anche molto importante…...anzi...…importantissimo, soprattutto per il ragazzino; è quello il “fine” a cui bisogna arrivare ed è questo, anche se pochissimi se ne rendono conto, lo scopo dell’ inserimento della musica nella scuola media. Forse la musica, più ancora che le altre materie di questo tipo, può fare un grandissimo bene al ragazzino perché, considerando che la vita, affinché non sia monotona, magari fino a diventare paranoica (fonte primaria di malattie, di nevrosi e perfino di criminalità …con l'andare del tempo), deve essere continuamente “condita” e integrata da “giuste” emozioni, che accompagnano la giornata in modo piacevole e in questo, la musica, quella “bella”, serve mirabilmente a allo scopo….Essa ci offere tutti gli stimoli che danno la “grinta” giusta per trascorrere serenamente il nostro quotidiano esistere.

 

A questo punto però, è doveroso uscire un attimino dal tema per fare delle precisazioni di assoluta e di vitale importanza: Non bisogna confondere il buon umore, con la risata frenetica, sciocca, ingiustificata e, diciamolo pure….un pochino stupida…..quasi isterica; magari soltanto per dare ad intendere che si è ancora molto giovani (quando invece ahimé, gli anni ci sono proprio tutti”)…. Quel tipo di risata, non arreca buon umore ma solo fastidio e inutile stress.

 

Il giovane possiede una carica emotiva come dire?...ancora disordinata, tutta da disciplinare e da coordinare, molto di più che non nella persona adulta. Non sono psicologo, ma credo di possedere quella psicologia popolare, spiccia, che ti viene con le esperienze vissute le quali, credo, siano ancora più istruttive che non quello che si impara sui libri…Perché, ad esempio, il ragazzino si diverte a fare le classiche “marachelle”?….. Che poi con il tempo, potrebbero anche trasformarsi in veri “atti vandalici” e, più avanti ancora, in veri e propri “reati”?.... Non vorrei essere presuntuoso, ma credo di avere la risposta. Queste azioni (marachelle, atti vandalici e reati) vengono fatte dall’autore, almeno all’inizio e a livello inconscio, solamente per provare delle soddisfazione nella vita. Per dare uno sfogo e un senso alla sua “carica emotiva”.

 

In effetti, la vita così come è, da quello che ci è concesso di vedere di lei, potrebbe dare nessuna soddisfazione…..ovvero, essere di un piattume unico. Anche Gesù evidenzia la necessita di “salare e condire” la vita, con elementi positivi, altrimenti l’emotività nell’individuo rimarrebbe stagnante, senza scosse. Il “cibo spirituale “(quello che produce le emozioni), di cui si ha un disperato bisogno, più ancora che quello materiale, per come è strutturato tutto l’apparato scolastico (e anche la stessa società), viene negato e così il soggetto, prima o poi cercherà a modo suo, occasioni che sicuramente lo faranno sentire più vivo….. ovviamente a spese di altri ovvero, cercherà la “trasgressione” e di conseguenza, la “bravata”. E se non ha il coraggio di agire in prima persona, si compiacerà nelle bravate altrui.

 

Se tu fai la bravata, un scherzo, un qualche cosa di trasgressivo, ecco che incominci a provare soddisfazione in quanto c’è uno scarico di adrenalina e così, dentro di te, “provi qualche cosa”… tutto questo purtroppo, perché non hai di meglio da provare…. Se un ragazzino fa la sua marachella, ci viene da sorridere, forse perché ci ricorda le marachelle che facevamo noi stessi alla sua età, ma la punizione ci dovrà essere, certamente in maniera adeguata, senza drammatizzare ovviamente, ma ci dovrà essere comunque e questo ripeto, anche se la cosa, dentro di noi ci ha fatto sorridere… Certo sono cose da considerarsi nella norma, da non drammatizzare ma il ragazzino deve essere aiutato a capire cosa si può fare e cosa non, già fin dall’età in cui è consapevole di esistere dove, le esperienze che fa, resteranno nel suo ricordo…figuriamoci poi, se la marachella è in realtà, un vero atto di bullismo e quindi, un qualche cosa di ben più grave …

 

Secondo me, è anche molto importante non vantarsi delle prodezze o marachelle fatte da noi stessi, di quando si era ragazzi, davanti al ragazzino altrimenti dentro di se potrebbe anche dire: “Come?..... E io niente?....Cosa sono?.... Un imbranato? Anche io voglio fare qualcosa…Anche io sono un tipo tosto ecc ecc. E’ quasi sciocco secondo me, dire pure: “fino a li, la marachella può andar bene, oltre no”…Questi limiti sono soggettivi ed ognuno di noi può avere un suo metro di misura…Certe cose non si fanno punto e basta. Mi è successo a volte, di parlare con dei genitori riguardo il comportamento di alcuni ragazzi. Questi, dopo essersela quasi presa con me o perlomeno, dopo avermi fatto capire molto chiaramente che era colpa mia se i loro figli erano maleducati, inoltrandosi in tale conversazione, ad un certo momento hanno rievocato, con una sorta di sottile orgoglio e soddisfazione (quasi gli si illuminavano gli occhi), le marachelle compiute da loro stessi, di quando erano loro dei ragazzini….Certo è che se tu a casa parli così, e con questa “enfasi”, tuo figlio non vorrà certamente essere da meno, e in classe creerà problemi a non finire… a danno di chi magari, vorrebbe imparare qualche cosa.

 

Ecco ora il punto; la parte focale di tutto quello che voglio dire. Una punizione ci vuole (proporzionata alla gravità della marachella) ma è chiaro che non basta. Bisogna anche creare i presupposti affinché il soggetto non senta più quella necessità di fare la “marachella”, di cercare qualche cosa di trasgressivo per dare un tono alla sua esistenza. Come? Proponendo ai ragazzi occasioni intelligenti ovvero, attività tali da coinvolgerli al massimo e da offrire loro “emozioni” piacevoli, costruttive, nonché, una grande soddisfazione interiore per un lavoro che hanno svolto bene, onde rendere superflua la ricerca di ogni altro tipo di emozione; di quelle emozioni che sono il risultato di azioni trasgressive; le “marachelle”, gli “atti vandalici” e in futuro…. addirittura i “reati”

 

Ecco a questo punto, possiamo capire quanto sarebbe importante nella scuola, creare un ambiente in cui il giovane possa imparare a “vivere” in tutto il senso della parola….Dove potrà imparare delle cose che gli saranno di aiuto nel suo futuro. A volte vedo gli alunni, e soprattutto i genitori, preoccuparsi in modo eccessivo secondo me, per il voto…soprattutto se si tratta di matematica o italiano. Ho sentito dire da qualche parte, non ricordo dove, del grande Einstein, che prendeva sempre 4, e proprio in matematica….. Il voto sulla pagella, altro non è che uno scarabocchio su un pezzo di carta, che andrà molto bene per fare contente le mammine, i papà, i nonni ecc… e anche il ragazzino ma, francamente, niente di più….Sarà la vita stessa a promuovere oppure bocciare il ragazzino e non il voto sulla pagella. Ora, se il ragazzino/a durante la sua carriera scolastica, ha acquisito dei valori (di cui la musicalità è una forte componente), della cultura, un principio di maturazione interiore, avrà imparato a “lottare”, avrà imparato a “rialzarsi” da solo, avrà pure più possibilità, rispetto ad altri, di riuscire nella vita.

 

A volte mi domando questo: siamo stati sulla Luna, si fanno interventi chirurgici da fantascienza….senza parlare dell’informatica e altre cose di questo genere; malgrado ciò, mi sembra siamo rimasti molto indietro come mentalità. Infatti non vedo cosa ci sia di male se ogni scuola, per legge (tagli a parte), fosse innanzitutto di bell’aspetto, circondata da un bel giardino, con piante e fiori dappertutto in cui, durante l’intervallo, ogni discente possa fruire di tutto questo e perché no?....anche con delle panchine, che farebbero pure da ornamento e darebbero un senso di “distensione” (non ho mai capito perché tutte le scuole debbano sembrare a delle “caserme”), qualche animaletto tipo pony, magari al fondo del giardino stesso dove i ragazzi, sotto la sorveglianza degli adulti, ci potranno pure giocare insieme….Io sono matematicamente convinto, che tutto questo farebbe diminuire drasticamente la tensione e nevrosi che quotidianamente accompagnano la vita scolastica, e farebbe un bene immenso ai ragazzini, soprattutto a quelli bisognosi di sostegno e creerebbe nell’insieme, un ambiente assolutamente sereno. Questo sarebbe già un bellissimo inizio per lavorare bene come insegnanti e contribuire a fare del bene alla popolazione scolastica che, oltre tutto, sarà la società del domani.

 

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giulio
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