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Lezioni di Storia

Quando si dice: Insegnante di Storia, la cosa sembra incompleta forse perché, soprattutto nella scuola media, siamo abituati a sentire anche Geografia ovvero: Storia e Geografia. Queste sono due materie che certamente non risultano incompatibili fra loro, ma nemmeno sono la stessa cosa. Sicuramente sono entrambe parte di un contesto più grande esempio, in Italia si studia il Risorgimento italiano, l’Unità d’Italia, le prime colonie ecc e prima di quelle, gli antichi romani e via dicendo… negli U.S.A. invece, la guerra per l’indipendenza dal Governo britannico (la cosiddetta Rivoluzione americana), quella di Secessione e così via.

 

Vediamo che prima c’è la Geografia e dopo la Storia ovvero, la Storia è in riferimento alla Geografia. Se poi consideriamo quanti sono i Paesi in tutto il mondo, ognuno con una sua storia, vediamo quanta storia ci sarebbe da studiare per cui ci accontentiamo di studiare solo quella del nostro Paese. Credo però che sarebbe interessante studiare anche le altre storie; ognuna con un suo iter e sviluppo particolari …e se poi consideriamo le storie personali di ogni singolo individuo, davvero ci sarebbe da perdersi ma allo stesso tempo, il tutto potrebbe risultare di grandissimo interesse perché a volte dalle storie altrui, si può imparare molto e questo ci aiuterebbe a sentirci più uniti…quasi come fratelli (in fondo se non siamo fratelli, siamo certamente cugini, di primo, secondo, terzo, quarto, quinto ecc. ecc….. all’infinito).

A volte ripenso al libro di testo di Storia di quando ero ragazzo di cui riaffiorano nella mia mente, le immagini con le figure dei nostri soldati (i buoni) e dei soldati stranieri (i cattivi), messi ai bordi delle pagine e che facevano un tutt’uno con la figura e presenza dell’insegnante di tale materia e del rapporto che avevo con lui…non sempre buono. Questo, anche perché la voglia di studiare che avevo non era tanta. Ricordo che mia madre quando mi chiamava dal balcone dicendomi che era arrivata l’ora di rientrare e di fare i compiti quindi… di studiare, io rispondevo sempre dicendo: ”vengo, vengo…” e poi naturalmente, continuavo a stare li a giocare.

 

Risalivo in fretta e furia le scale verso sera, qualche decina di minuti prima dell’arrivo di mio padre, facendomi cosi trovare da lui immerso nello studio (meglio dire: fingendo di essere immerso nello studio). Infatti non riuscivo a concentrarmi, soprattutto trovavo stressante memorizzare le date. L’iter dei fatti storici appena letti però, continuavano a frullarmi nella testa, prendendo direzioni diverse da quelle che l’insegnante avrebbe voluto nel senso che, quando un evento storico si sviluppava in maniera a me non gradita, la cosa mi dava fastidio e così continuavo a scervellarmi e a fantasticare, pensando a come si sarebbe potuto fare per evitare questo, quello… per migliorare le cose senza considerare che ormai era fatta e che non si poteva più tornare indietro. E’ quello il brutto della storia ossia, che non si può più tornare indietro; o fai una esperienza o ne fai un’altra


Così trascorreva la mia infanzia; ora spensierata, con la capa frisca (come direbbero a Napoli), soprattutto quando vedevo dalla finestra i miei coetanei giocare sotto e che mi affrettavo a raggiungere, oppure immerso in elucubrazioni mentali personali, soprattutto quando studiavo la Storia, con la sottile preoccupazione tra l’altro, di dover affrontare il maestro non adeguatamente preparato. Alla fine, più che studiare, la mia era una continua riflessione, cercando di capire come era possibile che i grandi, che avevano sempre ragione, ai quali bisognava obbedire e imparare da loro (tipica attitudine mentale dell’adolescente di allora, ma non certo di quella di oggi), non fossero in sostanza capaci di andare d’accordo, malgrado tutte le cartine degli stati che mi venivano sbattute in faccia per farmi conoscere quali erano i nuovi confini, a seguito delle nuove guerre appena studiate.

 

Il tipo di linguaggio dello stesso libro di testo, l’atteggiamento del nostro maestro e dei nostri genitori dove risultava palese l’invito a studiare quelle cose e non pensare sempre al gioco, al fine di diventare persone giudiziose, davano al tutto un alone di grande serietà ed importanza. Queste cose bisognava assolutamente conoscerle, per non essere degli ignoranti. Almeno fosse stato per non ripetere gli stessi errori, imparando da quelli che purtroppo erano stati fatti …ma no! Solo per non essere ignoranti. Ma se queste guerre non ci fossero state, cosa avremmo dovuto fare per istruirci? Mi viene in mente il film: Les Choristes dove il Preside di una scuola francese chiede ad un ragazzino come muore un certo personaggio storico e quello gli risponde: “In un incidente di caccia” anziché dire: fucilato prendendosi per questo errore, uno zero …Una differenza a quanto pare, che cambiava molto per quella persona uccisa. A volte mi chiedo: se non ci fosse stato quel conflitto, quella guerra, tutte quelle vittime ecc., come avrebbero fatto i posteri ad inquadrare i Programmi ministeriali di Storia? Certo è che sarebbe stato un bel problema con quei vuoti, quelle parti mancanti…ma per fortuna…c’è stata storia (anche troppa) e così la cultura è salva….

 

Il tutto quindi, rimane impostato come ad intendere che queste guerre, questi fatti delittuosi, queste condanne capitali, rivoluzioni, guerre civili, rappresaglie, saccheggi ecc. siano cose più importanti che non il gioco di un ragazzino; è soltanto che il gioco, come da tutti è risaputo, stimola nel ragazzino la fantasia molto di più che non una pedestre e piatta lezione di Storia. Una lezione di Storia potrebbe essere secondo me molto interessante se, più che studiare le date in cui avvennero i massacri, si studiassero le cause che li hanno provocati al fine che questi massacri non si ripetano più. Analizzare quale è la causa ( o cause) che hanno provocato quella catastrofe o guerra, cosa si sarebbe dovuto fare per evitarla in modo tale, possibilmente, da evitarne altre in futuro; il tutto finalizzato quindi a migliorare le cose in modo costruttivo. Nella sostanza bisognerebbe rivoluzionare l’impostazione dei programmi ministeriali di Storia, basandosi su questo tema principale: lo studio della causa e dell’effetto il quale, è una scienza esatta. Ecco quale è secondo me, una vera lezione di storia: prima una attenta analisi di quello che è la realtà del momento, e dopo risalire gradualmente all’indietro, nel passato, per conoscere quali sono state le cause che hanno provocata tale realtà e ancora, le cause precedenti che hanno generato quelle, ovvero, che hanno provocati gli effetti che diventeranno causa della realtà odierna sempre, con l’unico fine di migliorare. Studiando a fondo le leggi della causa ed effetto, si potranno impostare nuove cause, più ottimali, atte a provocare effetti migliori nel futuro.

Lo schoc avvenuto in me a seguito della conoscenza storica, soprattutto del nostro Paese, fu soltanto nel periodo delle elementari cioè, in 3^ con la storia dei romani antichi, in 4^ con tutte le guerre medioevali, e in 5^, con il Risorgimento italiano, le colonie e la 1^ guerra mondiale. Della 2^ guerra mondiale, essendo che era finita da troppo poco tempo ed essendo gli animi ancora troppo coinvolti, era meglio per quel particolare momento, non parlarne troppo. Nelle medie poi, 1^ 2^ e 3^, si viene a ripetere il copione già visto nelle elementari che nelle superiori, si ripeterà ancora per cui, non farà più effetto. Questa Storia (brutta storia), che è proprio tanta oltre che ripetitiva, ormai non diceva più nulla di nuovo. Mi chiedo perché, essendo che della Storia nella scuola se ne parla anche troppo, non si dia più spazio invece ad altre materie più gradite quali ad esempio, la Musica? Decisamente più piacevole ed interessante?

 

E’ già una grande conquista, secondo me, che la Musica sia stata introdotta nella scuola media, ma se si volesse davvero insegnare tale materia in modo serio, la musica dovrebbe avere più di due ore settimanali, almeno quattro… come minimo, per offrire al discente una buona base di teoria musicale, conoscenza del sistema tonale, lettura dello spartito, pratica strumentale, incluso il pianoforte, i vari stili musicali nel corso delle epoche ecc. riducendo notevolmente invece, le ore di Storia, Geografia e Matematica perché queste materie, a differenza della musica, già sono state affrontate dai ragazzini nelle elementari.

Comunque sia, sono assolutamente certo che lo studio eccessivo della Storia alimenti, in modo sempre eccessivo, eventuali odi, rancori, disprezzi, pregiudizi, ecc. in quanto la storia umana è, nella sostanza, un susseguirsi di guerre intercalate, come direbbe Primo Levi, solamente da brevi momenti di Tregua; come se fosse un virus che si rigenera in automatico, di volta in volta, grazie appunto allo studio diligente della Storia, e una volta rigenerato (l’odio o il disprezzo) continuerà la sua storia con le nuove generazioni assicurando così ai posteri, nei migliori dei casi, nuovo cattivo umore o addirittura, nuove guerre e nuovi dolori. Non ricordo più se è Platone o Confucio che dice: "Gli uomini nascono uguali…sono le idee e gli ideali a renderli diversi, dividerli e a metterli l'uno contro l'altro". Per questo motivo, non so fino a che punto sia un bene studiare troppo la Storia….Una famosa canzone napoletana dice: Chi ha avuto, ha avuto, ha avu-to…chi ha dato, ha dato, ha da-to…scurdiammoce u passato, simmo a Napoli paisà.

Quando da ragazzini si faceva a cazzotti e magari qualcuno ne usciva con l’occhio nero o il naso sanguinante, gli insegnanti, i genitori e gli adulti in genere, ci facevano la morale e ci facevano sentire in colpa per questo, esortandoci a vergognarci per quello che si era fatto e se uno cercava di spiegare le sue ragioni, gli si faceva capire che avrebbe dovuto lasciar perdere…ormai si era già grandi e certe cose non si dovevano più fare….. Praticamente noi, ragazzini di 9-10 anni, avremmo dovuto essere più giudiziosi di gente adulta, alcuni addirittura con la responsabilità di un Governo, i quali, a partire dall’epoca dei primi romani (e anche prima chiaramente), tutto il medio-evo, fino al risorgimento italiano, senza contare gli ultimi due conflitti mondiali, hanno fatto solo guerre….

Di quanta gente quindi, avremmo dovuto essere più giudiziosi? Le loro guerre andavano bene, le nostre scazzottate no? E ci si doveva pure vergognare per quelle?…… Questi ragionamenti e interrogativi, mi lasciavano oltre modo insoddisfatto. Ora che sono diventato adulto (e già da un certo periodo di tempo ormai), mi sento più soddisfatto in quanto certe cose ormai le ho inquadrate. Ad esempio, ora ho capito perché possono a volte scoppiare delle guerre. Quando vedo, prendendo come esempio uno squarcio di vita quotidiana scolastica (prendo come esempio la scuola perché insegno musica nelle medie), come a volte si possono deteriorare i rapporti fra colleghi per vere banalità e vere stupidaggini, sembra davvero incredibile. In fondo nella scuola statale, non esiste la prospettiva di far carriera come in una azienda privata; in teoria quindi, non ci dovrebbero essere rivalità, ambizioni..... Eppure queste rivalità, e soprattutto astio, esistono e sono pure tante. Mi sembra di vedere a volte, una guerra fra poveri soprattutto se si considera lo stipendio di un insegnante. Per questo sovente mi dico: "Allora figuriamoci se ci fossero in ballo grandi interessi"……. Ora, moltiplicando questa mentalità, meschina direi, per i milioni di abitanti che stanno in un Paese, fino ad arrivare a quelli che stanno al potere (anche loro con i tipici potenziali difetti umani), possiamo capire perché succedono le guerre…che dopo bisogna pure studiare per avere un titolo di studio, fare un concorso per avere un impiego, ecc.

L’insegnamento della Religione

Anche l’insegnamento della religione nella scuola, mi ha sempre creato degli interrogativi ed incertezze, soprattutto quando la scuola la frequentavo come discente. Questo perché tutto sembrava messo ad arte, unicamente per confondere le idee. Con la diffusione del Vangelo in tutto l’Impero ad esempio, viene a crearsi una situazione piuttosto complessa e difficile da inquadrare per quello che è stato veramente. Quello che mi chiedevo sempre era perché, se le vicende evangeliche che tutti conosciamo, si sono svolte nel territorio di Israele, il papato, che in teoria dovrebbe essere l’erede spirituale di tali vicende, si stabilisce a Roma la qual città, con la religione e cultura ebraica, nulla aveva a che fare? Avrebbe potuto stabilirsi anche altrove; l’Impero era molto grande. Dopotutto, io credo che l’unità d’Italia effettuata a suo tempo dagli antichi romani, ci sia sempre stata perché da allora, qualunque angolo del territorio italiano, a parte alcuni casi di insediamenti bizantini e arabi, è sempre stato sottomesso prima, all’Impero romano. ed in seguito al Papato. Anche quei territori italiani che erano sotto il dominio degli stranieri, esempio: francesi, spagnoli e austriaci, dipendevano comunque sempre dal papato perché, come sappiamo, la Francia, l’Austria e la Spagna, sono Nazioni molto cattoliche soprattutto nel passato. Diciamo che la più alta autorità politica, oltre che religiosa, in Italia e nelle Nazioni ora menzionate, è sempre stato il Papato cioè, Roma; secondo me non valeva la pena tanta fatica per unire l'Italia una seconda volta quando in fondo...era già unita.

 

Tornando all’Impero romano e ai primi cristiani, ricordo che quando si parlava della vita di Gesù e, dopo la sua crocifissione e risurrezione, dei famosi fatti (o atti) degli apostoli, di tutte le loro avventure, vicissitudini, peripezie ecc. io provavo bellissime sensazioni, stimolanti ed interessanti. Mi sentivo attratto da queste cose; addirittura mi veniva il desiderio e la voglia di diventare più buono. Provai invece, sensazioni del tutto diverse da quelle, quando tutta questa roba (gli insegnamenti evangelici) veniva innestata in qualche modo, con la Storia italiana, in riferimento al crollo dell’Impero romano e così, invece che studiare, per stare in sintonia con quello mi veniva richiesto, provavo una grande frustrazione perché trovavo il tutto, estremamente insoddisfacente in quanto avvertivo che qualcosa non quadrava.

 

Prendiamo ad esempio S. Pietro a Roma e la famosa frase: Quo vadis? ,…
Si perché dobbiamo sapere che
S. Pietro era sempre il solito, ogni tanto faceva il “birichino" e i "capricci” (questo ci veniva insegnato), e quella volta non voleva obbedire; voleva andarsene da Roma...così venne ripreso da Gesù…Un po’ come lo è stato subito dopo la Sua resurrezione, quando Gesù gli chiese amorevolmente, “Mi ami davvero? Più di tutti gli altri?" Domanda che aveva il preciso scopo di renderlo consapevole della sua piccola presunzione di cui nemmeno era cosciente, riferendosi all'ultima Cena quando Pietro Gli disse: "Anche se tutti ti dovessero tradire, io metterò la mia vita per Te"...Nel caso invece di questa domanda: Quo vadis? (Dove vai?), anche se il tutto è condotto in maniera molto amorevole (ci mancherebbe…), non vedo nessuna finalità educativa ma piuttosto, un voler enfatizzare le debolezze dell'Apostolo allo scopo forse di coinvolgere meglio, dal punto di vista emotivo, i fedeli...(Pietro aveva si le sue debolezze, ma le ha superate tutte ed è un vincitore). Praticamente su tale domanda, si basa quella che si potrebbe definire: la seconda fase dell’Impero romano...almeno la parte occidentale.

 

Intanto bisogna vedere se Pietro è stato veramente a Roma. Dai documenti storici questo non risulta. Nei Fatti risulta che Paolo è stato certamente a Roma, tanto da essere chiamato: L’Apostolo dei gentili (i romani erano chiamati gentili dagli ebrei), ma non Pietro. Inoltre Paolo ha scritto numerose lettere alle varie comunità cristiane dell’epoca, in cui esortava, incoraggiava, riprendeva, convocava uno, ne inviava un altro. Un giorno riprende pubblicamente l’apostolo Pietro in quanto, in quel momento era in errore e Pietro accetta perché lo riconosce come capo, un altro giorno Paolo dice di non avere niente in meno degli altri apostoli e tutti accettano senza ridire ecc. Stando a quanto detto quindi, è difficile pensare che fosse Pietro e non Paolo, il capo del movimento cristiano che si stava formando.

 

Eppure ci veniva insegnato non solo che Pietro era stato a Roma, ma che era addirittura il capo di quel movimento…non so da che fonte informativa venivano prese quelle notizie.... Quello che trovo assurdo tuttavia, non è tanto il fatto che Pietro sia o no stato a Roma, ma che sulla base di una storiella, non documentata, che nemmeno risulta nel Vangelo, si fonderebbe una potenza politico-religiosa plurimillenaria, senza temere di essere forse...in errore...Questo, secondo me, fa molto poco Storia. Mi viene più facile pensare invece, che nel Governo di Roma ci sia stato un cambio di etichetta, soluzione necessaria al fine di poter continuare a regnare in quanto ormai non era più possibile arginare il movimento cristiano che si andava sempre più sviluppando..... Come detto, il piacere provato nella lettura dei “Fatti” degli apostoli, non corrispondeva più a quello dello studio della Religione, soprattutto del periodo medioevale…Diciamo che Gesù, gli apostoli, e i discepoli, avevano un atteggiamento; i crociati, gli inquisitori, i conquistadores spagnoli, ne avevano un’altro.

 

Lezioni di catechismo

Premetto intanto che la lezione di Religione, quando frequentavo le elementari e le medie, era molto importante e si poteva pure perdere l’anno per quella (come infatti mi è successo). Ricordo che durante la lezione di catechismo, che era solo una parte di quella materia, alle domande precise, che facevano parte di tutta una scaletta già preparata, la risposta doveva essere altrettanto precisa, fino nei minimi particolari esempio, alla domanda: “ Chi è Dio”, la risposta doveva essere: “Dio è l’Essere perfettissimo creatore dei cieli e della terra” Ora io trovavo un po’ ridicolo questo eccesso di precisione…se si fosse risposto perfetto anziché perfettissimo andava bene lo stesso…oppure dire, che so: "Colui che ha creato tutte le cose" ecc. sarebbe stata pure una risposta esatta; Colui che esiste da tutte le eternità anche questa trovo che come risposta non fosse male.

 

Invece no; la risposta doveva essere ….l’Essere perfettissimo ecc..ecc... Commettere questo tipo di errori, significava compromettere non poco tutta la media dei voti…Tra l’altro questa risposta, quella che era richiesta, era completamente sbagliata perché una cosa che è perfetta, non può esserlo ancora di più; la perfezione assoluta è già il massimo per cui dire: Perfettissimo è sbagliato…Un po’ come dire Onnipotentissimo. Quando c’e’ l’Onnipotenza, non ci potrà essere un qualche cosa di più onnipotente ancora…malgrado questo però, guai a dire Perfetto anziché Perfettissimo. Non avevo il coraggio di dire la mia al professore, anche perché non dava per niente confidenza ai ragazzi (all’epoca non era come ora, dove i ragazzi posso fare di tutto e di più), ma probabilmente il mio modo di ragionare trapelava dal mio stesso atteggiamento per cui non ero per niente benvoluto e guarda caso, ho perso l’anno. Se vedo il livello di preparazione con il quale oggi giorno certi ragazzi superano gli esami, davvero mi viene da ridere…o da piangere, non lo so nemmeno io.

 

Libertà di pensiero

Come sempre succede, le opinioni cambiano e sovente in modo esagerato, soprattutto nel mondo della scuola che invece dovrebbe presentare modelli di comportamento e punti di riferimento fermi e solidi. Invece si passa da un estremo all’altro, onorando in questa maniera, sempre l’errore il quale risulterà in ogni modo vincente. Non è tanto il trionfo di quella cosa o di quell’altra che conta per questi strani, perversi e demenziali poteri occulti (come mi viene naturale definirli); questo è indifferente, purché trionfi l’errore. Solo quello deve trionfare; per il resto può andare bene qualunque cosa. Infatti adesso che vedo queste cose non più come discente, ma come collega dei docenti di Religione trovo, secondo me, che l’impostazione di quella materia sia sempre sbagliata ma in modo diametralmente opposto. Spero di non dispiacere a nessuno; dico solo quello che mi sembra, e se qualcuno vorrà contraddirmi, sarò lieto di confrontare le mie idee con le sue….sicuramente sarebbe uno scambio di opinioni reciprocamente proficuo.

 

Ecco il punto; intanto lo studio della Religione non dovrebbe essere a circuito chiuso; in Italia ad esempio, si insegna la Religione Cattolica che ha numerosi adepti; però ci sono, sempre in Italia, molte minoranze religiose che non sono cattoliche. Attualmente, nello spirito della democrazia giustamente, il ragazzino appartenente ad un’altra religione, viene allontanato durante quell’ora e portato altrove. A volte, per completare il monte orario (per usare un tipico termine scolastico) che è di 18 ore settimanali, assistevo ragazzini non Cattolici, quando nella loro classe si faceva Religione. Quello, secondo me, è stato tutto tempo sprecato perché sovente non erano miei allievi; magari non avevano nemmeno il flauto per fare un po’ di musica e ci si doveva sempre inventare qualche cosa per passare quelle ore quando invece, potevo essere impiegato in modo più utile altrove. Ricordo di una cinesina che si era affezionata all’insegnante di religione e voleva stare con lei durante la sua ora, ma giustamente la collega non l’accettava mai, onde evitare spiacevoli polemiche in quel senso, con le famiglie.

 

Par Condicio

Ecco quale è la mia opinione riguardo lo studio della Religione, al fine di portare cultura, democrazia culturale, e gestione efficiente dei ragazzini senza sprechi di energie e risorse umane... La religione è comunque una corrente di pensiero che in un certo senso si può collegare alla filosofia. Per chi crede in quella corrente di pensiero, tale pensiero sarà quello giusto, per gli altri no, magari per quelli sarà giusta un'altra corrente; è di fondamentale importanza quindi, il rispetto delle idee e della sensibilità altrui. Ora però, una cosa è conoscere le varie correnti di pensiero, un’altra cosa è aderire ad una di esse piuttosto che ad un’altra; questa scelta la farà liberamene l'alunno, nel suo prossimo futuro. Questa dovrebbe essere la prima cosa da rendere chiara all’allievo (nonché alle famiglie) che si accinge allo studio di questa materia in modo che ognuno se ne possa stare nella sua classe, senza creare confusione.

 

Di conseguenza, nel programma ministeriale di questa materia che volendo, potrebbe chiamarsi Religione e Filosofia, non ci dovrebbe essere solamente l’insegnamento della religione cattolica; quella dovrebbe forse avere una piccola parte preferenziale nel senso che è anche legata alla storia e alle tradizioni del nostro Paese, ma ci deve essere pure l’insegnamento delle altre religioni, il loro credo, le loro speranze, la loro dottrina, ecc. L’alunno, per essere bravo in quella materia, non dovrà dimostrare di essere un buon cattolico o un buon protestante, ma dovrà dimostrare di conoscere in modo approfondito le varie correnti di pensiero, riservandosi il diritto in seguito, di fare, oppure no, liberamente la sua scelta. Lo stesso dicasi per le lezioni di scienze che a volte fanno a botte con quelle di religione (in riferimento soprattutto alle origini dell’uomo). Proporre quindi, nell’ambito della stessa materia e oltre a quella, le più opzioni di pensiero e di credo soprattutto, quando si trovano incompatibilità fra questi argomenti.


Io credo che a questo dovrebbero servire gli attuali inutili Collegi dei docenti dove invece, si dovrebbero organizzare piani di studio che potrebbero diventare ministeriali, col fine di evitare di frastornare inutilmente i ragazzi, soprattutto quando ci sono contraddizioni ed incompatibilità fra i vari argomenti, preoccupandosi quindi di presentare questi ultimi, non come verità assolute, ma piuttosto, come varie opzioni di pensiero che il discente dovrà conoscere, senza l’obbligo tuttavia di aderirvi….Magari in tali Collegi dei Docenti, utilizzare i microfoni (se li hanno inventati, perché non usarli?), parlare uno alla volta, un coordinatore che coordini i vari interventi e, perché no? Anche una bella sala, belle pareti, con qualche bel quadro appeso…insomma, che sia piacevole intrattenersi in tal loco al fine che il tutto ci aiuti, tra l’altro, a sentirci orgogliosi di essere cittadini italiani (non basta soltanto feteggiare l'anniversario)

 

L’insegnamento della musica

Finalmente arriviamo ad una materia che ho sempre fatto volentieri; nelle elementari ricordo che passava il maestro di coro per scegliere i ragazzi intonati per la manifestazione corale di fine anno, cosa di cui mi sentivo particolarmente fiero ed orgoglioso. Trovo che l’inserimento nella scuola media di questa materia, sia stata una cosa giustissima, a dispetto di alcuni colleghi ( non tutti chiaramente) che la vedono come una intrusa e gli insegnanti di Musica, come non idonei all’insegnamento in quanto il titolo di studio del Conservatorio è ritenuto, da loro, meno importante che quello dell’Università. Il fatto comunque di avere introdotto questa materia nella scuola media, come detto, è stata una buona idea ma inutile purtroppo, se dopo non si fa quanto è necessario per renderla valida ed effettiva; per usare un linguaggio tipicamente informatico: se la si tiene …disattivata.

 

Compiti a casa

Per questo, onde fare le cose seriamente e non solo per finta, come ho detto all'inizio di questo esposto, si dovrebbe ampliare questo studio con più ore settimanali altrimenti, "il mettere questa materia", potrebbe equivalere al "non metterla". Quando si decide di fare una cosa, quella cosa la si deve fare fino in fondo, oppure non farla addirittura, il che sarebbe più serio. Una cosa saggia sarebbe un lavoro di equipe fra colleghi in Sede di Consiglio di Classe (che tra l’altro darebbe una giustificazione ed un senso a queste riunioni), potrebbe consistere nel non oberare di compiti gli alunni e nello stesso momento, fare in modo che abbiano sempre qualche cosa da fare a casa. Per questo, in dette riunioni, anziché parlare di tante cose praticamente, del tutto inutili (senza contare le risate "selvagge", particolarmente fastidiose), coordinare invece quali dovrebbero essere i compiti che ogni alunno dovrà svolgere a casa quindi, una consultazione fra questi colleghi onde dare compiti in maniera equilibrata senza esagerare o scarseggiare. Nella scuola, questo tipo di informazione fra colleghi, praticamente non esiste; nessuno sa quanti compiti da l’altro collega agli alunni, cosi ognuno, per i fatti suoi, carica di compiti l’allievo fino a farlo rincretinire, senza tenere conto di quello che fanno gli altri.


Personalmente, ben sapendo la situazione, ho sempre trovato sconveniente esagerare in questo senso, per cui mi limitavo a dare soltanto qualche esercizio con lo strumentino, da studiarsi a casa… Veramente pochino dequalificando io stesso, per primo, la mia materia, ma sono fatto così…..gli squilibri non mi piacciono. Ora, se durante le riunioni si facesse un lavoro più di cordata in questo senso, che consisterebbe nel vedere ogni insegnate quanto assegna di lavoro allo studente, da svolgersi a casa, cercando così di equilibrare ogni cosa; ne troppo, ne troppo poco, aiuterebbe anche i docenti ad uscire dal loro guscio, vedendo l’educazione giovanile, non più dalla loro ottica, ma da un contesto globale più ampio

 

Voto collegiale

Così che, quando si sarà deciso alla fine come procedere per i compiti assegnati, come dire: pochi ma buoni, ci dovrà essere quella serietà professionale ovvero, quel riscontro serio che vorrebbe dire: quando l’alunno è inadempiente e riceverà un brutto voto, anche da quello di musica, quel voto (ovviamente documentato) dovrà rimanere fino a quando non ci saranno dei progressi in quel senso e non obbligare l’insegnante, dietro mille pressioni, a cambiare praticamente il voto, magari solo perché si prova simpatia per quel discente; è difficile immaginare un qualche cosa di meno serio di quello.

 

Una volta in una scuola in cui ho prestato servizio, alla fine degli esami, con le pagelle già compilate (c’era solo più da aspettare la data per la consegna di queste alle famiglie), ad alcune colleghe viene lo sghiribizzo di invalidare il voto negativo che una collega di Musica aveva dato ad un allievo il quale, per tutto l’anno, aveva creato soltanto problemi e chiaramente, non si era mai impegnato nella materia. Tali colleghe, dopo mille pressioni sul Preside, riuscirono a fargli indire un Collegio docenti, solamente per questo ovvero, per rimettere in discussione questo voto negativo, Quello che trovavo curioso, è che queste colleghe, come la stragrande maggioranza dei docenti che presenziavano, erano di altre materie, eppure pretendevano di giudicare questi voti quando di musica non ci capivano niente. Questo mi sembra oltre modo scorretto ed offensivo; come a dire che il tale insegnante non sa fare il suo lavoro….e su quali basi stabilisci questo?

Comunque a titolo di curiosità, dirò che tale voto dato dall’insegnante di musica, tramite votazione Collegiale, facendo leva sul sentimento "buonistico" (che nulla ha a che fare con la vera bontà) venne abolito, come a dire: "Ma si dai...poverino, è solo un ragazzo"...e al posto di quello, ne fu dato un altro d’ufficio, senza neanche più valutare il ragazzo, il quale si ritrovò ad essere promosso facendo fare così all’insegnante di Musica, che in fondo aveva solamente fatto il suo dovere, la figura del cretino (o meglio, della cretina perché era una donna). Mi domando a che scopo tutto questo? Personalmente, dato che queste vicende non sono di mio gradimento, non ho mai dato molta importanza alle votazioni, soprattutto dopo spettacoli del genere, cosi davo sempre sopra la sufficienza e ottimo ai bravissimi, preoccupandomi solamente di insegnare, meglio che potevo, la musica e poi, quello che succedeva... succedeva. Diciamo che la cosa non la ritenevo più di mia competenza. Praticamente la mia attenzione era sempre rivolta solamente a selezionare i migliori, onde formare gruppi per piccole manifestazioni musicali, senza scervellarmi più di tanto nel mettere voti, tanto poi...per il valore che potevano avere….

 

Secondo me, anche le votazioni di qualunque altra materia, sono inutili almeno al 90%. Infatti, la cultura ed i valori non si trasmettono compilando diligentemente schede, schede e ancora schede….Non mi sembra che Gesù Cristo, chiamato il Maestro di tutti i Maestri, si portasse sempre dietro un Suo registro per mettere i voti ai suoi discepoli…e nemmeno credo Socrate, Platone ecc. E' la vita stessa che promuove o boccia. Al primo vero esame che i discepoli dovettero affrontare (la condanna a morte di Gesù), nessuno è rimasto promosso; uno è stato bocciato (Pietro), un altro addirittura espulso dalla scuola (Giuda) e gli altri, a mala pena, sono rimasti a galla; quindi non sono le scartoffie compilate a decidere il destino del ragazzo, ma sarà lui stesso tramite le sua scelte e questo, a prescindere dai voti che ottiene sulla pagella.

 

Educazione fisica

Visto che ormai mi sento lanciato in questo senso, mi viene da dire qualche cosa anche su Ed. Fisica, ritenuta erroneamente meno importante di Storia, Matematica, ecc. ma che comunque trovo, in codesta materia, una sistemazione migliore che non quella di Musica…diciamo che a livello psicologico è più accettata dai colleghi…Ancora non ho capito i meccanismi psicologici che hanno favorito questo processo, ma vedo che comunque è così…Forse un giorno lo capirò; ecco quindi quello che voglio dire, anche se tutto subito, potrebbe sembrare non centri con l’argomento in questione. Ogni volta che si prende l’aereo, ancora quando si è sulla pista e si prepara il decollo, il personale di bordo incomincia a dare le prime istruzioni per come comportarsi in caso di emergenza…dove si trovano i sacchetti per l’ossigeno, il giubbotto per eventuali ammaraggi ecc. Io sono quasi sicuro, al cento per cento, che pochissimi, se non addirittura nessuno, riesce veramente a capire e ricordarsi tutte le sequenza di tali operazioni, preferendo invece non pensarci, per non rovinarsi il viaggio.

 

Io credo che non sarebbe una cattiva idea se nel programma ministeriale di Educazione Fisica, fossero previste esercitazioni in quel senso, non una volta ma molto spesso, in modo tale che per il discente diventi cosa del tutto naturale fare tutte quelle operazioni così che, qualora dovesse davvero sorgere una emergenza in volo, gli utenti saranno già preparati e potranno muoversi in modo più ottimale senza lasciarsi prendere dal panico; lo stesso dicasi per il nuoto, il lancio con il paracadute ecc.

Ora che ho esternato alcune mie impressioni, al di la se giuste o sbagliate (mi auguro siano giuste), mi sento meglio e sarò contento di confrontarle con opinioni eventualmente diverse.
Un caloroso saluto ai potenziali lettori

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Giulio...

 

 

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