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Festeggiamenti patriottici…con Inno di Mameli

Sono reduce dalle feste legate all’evento dell’Unità d’Italia avvenute, come ormai ben sappiamo, 150 anni fa, e siccome queste feste hanno leggermente frastornato il mio tranquillo quotidiano esistere, mi sento in diritto-dovere di dire la mia. La notte precedente le festività (la vigilia), la città di Torino è stata come tagliata in due e il centro, tutto per intero, dalla collina fino a chissà dove, utilizzato come maxi isola pedonale…e le macchine? Semplice, alle macchine viene negato l’accesso nelle zone utilizzate per la festa cioè, il centro e così….ecco risolto automaticamente e drasticamente il problema.
Il senso di una festa secondo me, è quello di fare appunto…festa ossia: portare allegria.

 

Mai visto qualcuno fare festa con la faccia da funerale. Certo è tuttavia, che uno non può essere allegro e festeggiare, anche soltanto dentro di se, da solo, seduto alla guida della sua macchina, magari con l’impegno di andare a prendere la moglie che insegna in una scuola del serale e, per giunta dall’altra parte della città (non credo che questo sia stato l’unico caso), la quale nemmeno può prendere un mezzo urbano in quanto questo mezzo urbano, come la macchina sulla quale sta quello che la deve prelevare, viene regolarmente dirottato dai vigili che piantonano l’imbocco delle vie più importanti e mandati, macchina, mezzo urbano o altro, da tutte altre parti della città, tranne che nel posto desiderato.

 

 

Insieme a questa macchina ahimé, ci sono tante altre macchine che trovano la stessa sorte e così, proprio nello stesso momento in cui in una zona della città si balla, si canta, magari l’Inno di Mameli su una buona parte del territorio destinato alla circolazione stradale per la quale gli automobilisti oltre tutto pagano pure la tassa, dall’altra parte della città si ammassano i veicoli in un caos e confusione indescrivibili, inducendo gli automobilisti, più che a festeggiare… a bestemmiare, incaz…zarsi di brutto, suonare all’impazzata imboccare strade contro-mano pur di uscire da quell’inferno, litigare e magari venire pure alle mani …come nella famosa canzone di Lucio Battisti intitolata: Emozioni ecc. onorando così la festa anche loro e in quella maniera. Mi sembra tanto di vedere Nerone, che sulla terrazza del suo Palazzo suonava la cetra e cantava (certo, non l’Inno di Mameli) quando sotto a lui, tutta la città andava a fuoco….Devo comunque riconoscere che la situazione degli italiani di quei tempi, era decisamente peggiore di quella degli odierni italiani automobilisti, nella notte tra il 16 e il 17 Marzo 2011.

 

Passaggi obbligati

A mio avviso, il fatto di deviare il passaggio di una macchina può anche andare bene quando c’è una emergenza non prevista; magari un incidente che non si sarebbe voluto che avvenisse (come tutti gli incidenti del resto) per cui, gioco forza, si mandano le macchine altrove perché li, proprio non possono passare; ma decidere il tutto a tavolino diversi giorni prima ossia, chiudere il traffico addirittura anche oltre il fiume Po, ben sapendo i disagi che si verranno a creare, ben sapendo delle attività notturne o serali di molti, per guadagnarsi la pagnotta, ben sapendo che in una grande città c’è sempre qualche persona anziana che potrebbe non star bene, e a cui potrebbe diventare una necessità assoluta recarsi d’urgenza all’ospedale, è a mio avviso un comportamento non tanto da fratellanza italiana, da fratelli d’Italia, anche se Benigni ha spiegato il vero significato di quella canzone (Fratelli d'Itslia), chiarendo alcuni punti tipo: “E’ la Vittoria schiava di Roma e non l’Italia”.

 

Il monologo di Benigni

A questo proposito però, mi trovo obbligato a contraddire il grande Benigni (e pure Mameli) perché mi sembra che anche lui abbia commesso un errore. Infatti non credo che la Vittoria sia tanto schiava di Roma o perlomeno, se lo è, è una schiava un po’ ribelle perché qualche volta non ha voluto obbedire (garibaldinico gioco di parole…) soprattutto con le Forche Caudine, Annibale a Canne, con Pirro, contro i galli dove il loro capo disse ai romani: “guai a voi vinti” ecc. Anche con i Parti, la Vittoria non ha voluto obbedire a Roma. Nel film Roma città aperta poi, vediamo che questa schiava (la Vittoria), nel corso delle epoche, si è davvero stufata di obbedire e si è ribellata alla città eterna, veramente di brutto.

 

A parte questo, Benigni è comunque un grande. Mi ha davvero stupito la prima volta che l’ho visto recitare brani a memoria della Divina Commedia, dove si vede chiaramente la sua vera e grande passione; io ero abituato a collocarlo nella mia mente, come un comico che ti faceva crepare dal ridere, ma non mi sarei mai immaginato di associare la sua immagine a commenti di quella natura. Ho anche visto su You Tube, un suo commento su Socrate di cui anche io sono grande ammiratore (e ovviamente anche di Benigni). Ogni volta quindi che Benigni ha parlato davanti al pubblico, ora in un modo, ora in un altro, mi sono sempre divertito e compiaciuto nel sentirlo.

 

L’ultima volta però, quando ha parlato a San Remo commentando l’Inno nazionale, non ho più avuto lo stesso riscontro che ho provato invece le altre volte. Pensare che i toscani, arte oratoria e retorica a parte, non hanno mai avuto peli sulla lingua (soprattutto Benigni). Considerando quanto detto e che questo personaggio è anche uomo di cultura, mi domando perché, invece di fare le pulci su una frase che volendo, potrebbe anche prestarsi a diverse interpretazioni (mi riferisco a schiava di Roma), non si sia soffermato invece, ad esempio, sul famoso romanzo storico intitolato Il Gattopardo che descrive magistralmente il malcontento che si venne a creare a seguito dell’Unità di Italia?


Questo romanzo non l’ho scritto io (magari ne fossi stato capace) nondimeno esiste; è una realtà. Ne hanno pure fatto un film con Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alan Delon e altri, con la colonna sonora del famoso Walzer. Non voglio certo figurare come un guasta-feste, ma non sarebbe meglio essere più obbiettivi? La Storia non è una opinione (come la matematica); quello che è stato è stato e omettere qualche cosa, non fa più Storia ma…. Fals-Storia

L’amore patrio

A differenza di quello che forse potrebbe sembrare a causa di quello che sto dicendo nel presente esposto, amo molto l’Italia; è il mio Paese. Più che sentirmi orgoglioso, mi sento affezionato ad esso. I miei amici, le persone che conosco, quelle a cui voglio bene, a parte alcuni svizzeri, parigini e italo-americani che ho avuto modo di conoscere, sono tutti italiani; il mio mondo quindi, è questo. Mi piacciono moltissimo gli spaghetti, le tagliatelle, le pappardelle ecc, sia al sugo di pomodoro e basilico, che alla matriciana, alla carbonara, al pesto nonché, i funghi porcini, il fegato fritto con la cipolla, il pesce di mare appena pescato, la mozzarella con o senza la goccia, il buon vino e il buon caffé… ecco qual è il mio mondo; l’Italia. Sovente, quando tento di spiegarmi, mi viene spontaneo usare la mimica gestuale per meglio integrare il mio dire; tutti i miei impegni sono in questo Paese. Anche a me non piace per niente fare la fila; se posso, la eludo volentieri sentendomi dopo, chissà come furbo…. insomma….sono proprio italiano; un ita-lia-no ve-ro-o-o. L’Italia mi affascina anche per la sua posizione geografica davvero particolare, circondata dai monti, con un clima continentale e nordico, dal mare fino a quasi toccare l’Africa, dal clima tropicale.

 

Un piccolo mosaico

Grazie a questa sua particolarità climatica e geografica credo, protetta da montagne altissime e da un mare interno, quasi fosse un grande lago, in essa (in Italia) troviamo lo sviluppo di un micro mondo, quasi come fosse un parallelo nel piccolo, di ciò che è avvenuto in grande sull’intero globo terrestre. Grazie a questo vediamo anche il rifiorire, all’interno di questo Paese, di una grande quantità di piccole culture e tradizioni, dalla cucina ai canti di lavoro folkloristici, dei carrettieri, dei pescatori, contadini, mondine ecc. alcuni sistemati in raccolte dal grande musicologo Favaro (quelli siciliani) nonché tante altre canzoni regionali, registrate da appassionati musicologi, senza omettere i famosi Stornelli tipici della Toscana e del Lazio, che consistevano in curiose sfide musicali fra contrade confinanti in cui alcuni sfottevano, con canti improvvisati, e l’altra contrada la quale a sua volta, doveva subito rispondere improvvisando altri versi….perdeva chi non riusciva più a trovare la rima e la risposta adeguata facendo così, la figura del….. L’Italia è anche un crogiolo di dialetti che dovrebbero essere valorizzati e conservati (a volte, una barzelletta raccontata in un corretto italiano, non fa più ridere). Tutti questi dialetti quindi, sono ricchezze locali che rischiano di sparire ed insieme a questi, anche il dialetto torinese appartenente ad una città che, malgrado non appaia nel grafico meteorologico di prima serata, insieme alla città di Marsala, sono le protagoniste dell’evento festeggiato.

 

Gli italiani sono già fatti

Questi dialetti come detto, sono elementi che arricchiscono molto il nostro Paese; per questo motivo trovo antipatica e oltremodo odiosa la famosa frase di Mazzini (credo sia stato lui a coniarla se non vado errando) quando disse: “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani”. Ma cosa vuoi fare gli italiani? Proprio tu? Gli italiani sono già fatti, e pure da molto tempo; hanno già un loro passato storico senza bisogno di te e del tuo benestare. Per gli italiani o meglio, le popolazioni italiche che già esistono senza bisogno che le fai tu, non sarebbe stato meglio, invece che stordirle e romperle ad oltranza (forse più educato dire: tormentarle) per far cambiare le loro abitudini e uniformarle a quello che è nel tuo immaginario, soddisfacendo così i tuoi giochetti mentali, provvedere invece ai loro bisogni nel senso di offrire a tutti lavoro e protezione? Ecco quello che va cercando la gente, lavoro e protezione.

 

 

Certe organizzazioni illecite, questo lo sanno fare perché non lo fa anche lo stato ufficiale? A questo proposito penso alla tassa sul macinato, all’obbligo del servizio militare per sette anni consecutivi e altre cose così che il nuovo governo piemontese ha imposto a quella parte dell’Italia appena liberata….bella liberazione. I piemontesi e i garibaldini, stando a quello che, ad esempio, si può vedere sul sito del comune di Bronte, anziché portare lavoro e protezione, hanno fatto un gran male a quella gente avendo pure la pretesa di liberarla….le fucilazioni di quelle persone a Bronte, sono state compiute forse per migliorare la qualità della loro vita? Non credo che i parenti delle persone fucilate dai garibaldini e dai piemontesi, abbiano preso parte ai festeggiamenti nel primo anniversario dell’Unità…..Per il meridione poi, molto più legato culturalmente alla Casa Borbonica che non a quella dei Savoia, massacri a parte, l’arrivo dei piemontesi è stato come per l’Italia in genere, l’arrivo dei tedeschi durante l’ultima guerra.

 

 

Omertà

Ricordo che la mia professoressa di italiano quando frequentavo le medie, ci disse che a causa di questo cattivo rapporto creatosi fra il Nord e il Sud a seguito dell’Unità d’Italia, nel meridione nasce la cultura dell’omertà con tutte le negative conseguenze collegate ad essa. Un po’ come e stato nell’ultima guerra…chi subiva un torto, se andava a denunciare la cosa alle forze di occupazione tedesche, veniva odiato e disprezzato da tutti; considerato più che un infame. Essendo che per quanto riguarda l’Unità d’Italia, il Nord vince la guerra quindi questa cultura di omertà durerà fino ai giorni nostri, senza più una concreta speranza di soluzione politica e con le relative conseguenze. Le bande partigiane calabresi, su per le montagne dell’Aspromonte, continueranno la loro guerra ad oltranza divenendo cosi…banditi. Lo stesso sarebbe successo ai partigiani del Nord Italia qualora, durante l’ultimo conflitto mondiale, i tedeschi avessero vinto la guerra…..Come sarebbe stato bello invece se ognuno se ne fosse stato a casa sua senza rompere, come direbbe Camilleri, i cabbasisi (…se lo dice lui, lo posso dire anche io) alla gente che vuole soltanto lavorare e vivere in pace.

 

 

La penisola di un solo colore

Forse sarò in errore, ma la sensazione che provo è che tutti i protagonisti dell’evento storico festeggiato, cercassero di più la loro soddisfazione sulla carta geografica che non altrimenti ovvero, ad esempio, che nelle scuole le carte geografiche appese alle pareti, presentassero finalmente la penisola di un solo colore….Mi viene in mente la canzone di John Lennon Imagine (soprattutto il testo), oppure il romanzo di Gulliver quando è nel paese dei nani….. La vita è un dono prezioso che ci ha dato Dio e che non credo siamo veramente capaci di apprezzarla adeguatamente…sia la nostra che quella altrui.

 

 

Se uccidiamo qualcuno, mettiamo fine ad un piccolo universo, irripetibile ed unico, una potenziale ricchezza per la società, che decisamente vale molto di più che una qualunque carta geografica con la penisola a più colori, o a uno solo. Anche la bandiera ha un valore, ma solamente simbolico in quanto rappresenta la gente che abita un certo territorio, un po' come è per la carta geografica…Personalmente credo, in modo certo, che una vita umana valga ancora di più; è quella che sta in vetta alla scala dei valori di una Nazione. Mi auguro comunque, che tutti i morti provocati dalle guerre legate all’obbiettivo storico festeggiato, l'Unità d'Italia, non siano stati provocati solo per avere voluto cercare quella piccola soddisfazione di vedere le cartine geografiche dell’Italia, con un solo colore…davvero mi sembrerebbe incredibile…...

 

Orgoglio patriottico

L’invito pressante dei Mass-Media verso noi italiani in questo periodo, è stato quello di sentirci orgogliosi di essere italiani; bisogna vedere però in che senso, perché ciò potrebbe essere un po’ complicato. Alla fine della seconda guerra mondiale, c’è stato un cambiamento di Governo e di regime; quello subentrato aveva ideali e programmi del tutto diversi da quello precedente. E’ chiaro quindi che se una persoma era orgogliosa del Governo precedente, non poteva più esserlo in quello attuale e viceversa. Oltre tutto sono un pacifista convinto e purtroppo come ben sappiamo, la nazione italiana si è formata non grazie ad una corale di consensi volontari, ma a seguito di guerre, guerre e ancora guerre….e non solo per quanto riguarda questa unita d’Italia, ma anche per la precedente, all’epoca degli antichi romani anche se allora non credo ci fosse quel tormentone della cartina geografica di un solo colore.

 

 

In altre nazioni, a parte qualche guerra che purtroppo non manca mai, io vedo che l’Unita nazionale del loro Paese, si è formata in modo molto meno controverso, più spontaneo e meno sofferto che non qua in Italia a dispetto della penisola così caratteristica, così bella in mezzo al mare…. Quanto sarebbe bello se tutte le cose, stili di vita, abitudini, tradizioni, culture in genere, a prescindere dalla cartina geografica, si uniformassero ed integrassero non forzatamente, ma spontaneamente a dispetto delle pretese mazziniane, o dazelliane, o a chi dir si voglia abbia detto quella frase.

 

 

Per uscire un attimo dall’Italia, tanto per osservare l’iter comune di alcuni uomini di potere, vorrei parlare di Pietro il Grande, in Russia (anche lui un personaggio che non mi piace proprio per niente), il quale voleva assolutamente estirpare le abitudini tartare che avevano preso piede nella popolazione russa a seguito della secolare dominazione mongola del Clan: L’Orda d’Oro; per fare questo, ha addirittura fatto morire il figlio (si presume lo abbia ucciso personalmente) perché questi aveva più volte dimostrato simpatia per le abitudini, usi e costumi orientali che non per quelli occidentali per cui, nel timore che dopo la sua morte, una volta succedutogli al potere vanificasse tutto il lavoro di occidentalizzazione forzata che aveva fatto…lo fece morire….anzi, molto probabilmente lo uccise esgli stesso. Io non ho parole….davvero non riesco a capire come certe persone attribuiscano più importanza a un simbolo, a un vestito, che non a una persona.

 

 

Finalmente uniti…teneramente insieme ma che bello...

Io penso che se l’Unità d’Italia, guerre a parte, avesse almeno portato più benessere, felicità, ricchezze alle popolazioni, se non ci fosse stata la tragedia del Bronte, le rappresaglie piemontesi in Calabria, la tassa sul macinato, l’obbligo del servizio militare per sette anni, il desiderio di farsi delle colonie in Africa ad unità avvenuta, senza pensare che gli abitanti di quelle terre forse, potevano anche loro avere un sentimento patriottico, se non ci fossero stati i famosi arditi della prima guerra mondiale (…..si perché prima del 15-18, la soddisfazione era incompleta in quanto sulla cartina geografica, al di qua delle Alpi, la penisola risultava ancora con un po’ di colore diverso dal resto dell’Italia; decisamente intollerabile…), la spedizione Barbarossa in Russia (e qui siamo leggermente fuori dai sacri confini naturali alpini), e altre cosette così, credo che mi sentirei più orgoglioso di essere italiano, che non di come mi sento ora; in fondo la mia vera e grande aspirazione ( e non sono il solo ad averla) è quella di far parte di un solo stato mondiale, una sola Nazione, un solo Dio in cui regnerà eternamente la Pace.

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