Costanza

 

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Nel primo dopo guerra, in una città del Nord Italia, venne a stabilirsi una famiglia di origine italiana, ma proveniente da una città del centro Europa la quale città all’epoca, a volte era sotto l’amministrazione polacca e altre, sotto quella tedesca… La famiglia era formata dal marito, dalla moglie e da una bambina di soli due anni di nome Costanza. Appena arrivati a Torino (è questa la città in cui vennero a vivere) si sistemarono in un albergo per diversi mesi in quanto all’epoca, non era così facile trovare alloggio. In seguito, un amico di famiglia offre loro un piccolo locale a prezzo di favore ed infine, finalmente, la famigliola trova sistemazione in un alloggio, come si dice “di ringhiera”, con due locali; camera da letto con un balcone che dava sulla strada e una cucina che dava direttamente su di un pubblico balcone nonché, un piccolissimo vano all’interno della cucina; il “cucinino”.

 

 

Alloggi Di Ringhiera

 

Ora bisogna considerare che la Torino degli anni ’20 ’30 ’40 e anche ’50 era formata, nella stragrande maggioranza dei casi, da “alloggi di ringhiera.”…Cosa sono gli “alloggi di ringhiera”? Ora cercherò di spiegarlo. Normalmente un alloggio è strutturato nel seguente modo: ci sono le scale interne dell’edificio che arrivano al pianerottolo e lì, ci sono le varie porte d’entrata, dalle quali si potrà accedere verso i vari alloggi i quali hanno i loro balconi che fanno parte integrante dell’alloggio stesso. Negli alloggi a ringhiera invece, non è così…una volta arrivati al pianerottolo desiderato, per accedere all’alloggio (desiderato pure quello), si dovrà uscire su un pubblico balcone che parte direttamente dal pianerottolo, e percorrerlo, magari passando davanti alla cucina di altre famiglie…così che gli abitanti di quelle famiglie dovranno vedere, di tanto in tanto, passare degli estranei a neanche un metro da loro, magari proprio quando, nella loro intimità, stanno pranzando, o facendo colazione, o cena, o magari stanno facendo…li caz….zi loro!!!!.... E’ evidente che in contesti del genere, l’intimità familiare andava un po’ a “farsi friggere” anzi… neppure si sapeva cosa fosse soprattutto quando, magari d’estate con il caldo, si era costretti a tenere la porta della cucina aperta…Ora però, tralasciando per un breve momento il balcone, parliamo del gabinetto….…e il gabinetto?….Eh no….magari……è qui che viene il bello…Questa era davvero la cosa più curiosa di questi famosi “alloggi a ringhiera”….Infatti, quel “localino” (il gabinetto) ideato, concepito e finalizzato unicamente per certe “operazioni”…le più intime di un “menage” familiare nel senso che, almeno in quelle circostanze si dovrebbe essere al “riparo” dagli sguardi indiscreti, non dico invece che fosse su una pubblica piazza… ma quasi.

 

Infatti il gabinetto dov’era? Ma semplice, era sul balcone!!! Curioso vero? Uno che deve espletare i suoi bisogni corporali, dove va? Ma c’è bisogno di chiederlo? Ma è naturale… va a farla sul balcone… Era proprio così….e non solo…di gabinetti sul balcone ce n’era uno solo per piano o meglio, per balconata il che significava, uno solo per tutto il lungo pubblico balcone, che percorreva uno dei quattro lati interni dell’edificio; quelli che davano sul cortile…che poteva comprendere grosso modo, 4 o 5 famiglie…. e così in tutto, circa quattro gabinetti per una ventina di famiglie poco più, poco meno….Il soggetto entrava quindi nel gabinetto, così che tutti quelli del cortile sapevano che lui andava ai servizi (per usare un termine più fine) e sapevano pure cosa ci andava a fare…..quando poi si sentivano “certi rumori”… era davvero il massimo. Finita l’operazione, se era una persona educata, tirava l’acqua in modo da ricordare, sempre ai vicini, cosa aveva appena fatto in quel loco. Il “bello” era per coloro che avevano la sfortuna di avere questo gabinetto, al quale più di una famiglia poteva accedere, proprio vicino alla cucina, la quale cucina, dava direttamente sul quel pubblico balcone nel quale, a pochissima distanza dalla cucina stessa, stava la latrina…il “bello” al quale mi riferisco, era che quando il tale aveva finito di fare quello che doveva fare, vicino alla famiglia estranea che magari stava pranzando, il profumino della pasta appena calata, della salsa pronta per essere versata sulla pasta, l’odorino della frittura, magari di uova con patate già cotte, oppure ancora, del fegato con le cipolle, ecc. si mescolava con il profumo di quello che in altri tempi, era si stato del “cibo”, ma che ora, a causa del percorso “biologico” appena effettuato e soprattutto dopo l’evacuazione, assolutamente cibo non era più……. venendosi a creare così, una miscela odorosa davvero “curiosa e singolare” e soprattutto, non troppo piacevole per l’olfatto.

 

A questo punto io mi devo ritenere fortunato in quanto la mia infanzia (epoca in cui abbondavano ancora di questi alloggi) l’ho trascorsa in un discreto e relativo benessere materiale perché a quel tempo, il lavoro di mio padre era assai ricercato e remunerato (fino a che lo sviluppo della tecnologia purtroppo, non lo rese del tutto superfluo) e lui praticamente, guadagnava quello che voleva, tanto da permettersi alloggi di ben altra natura…. Però, malgrado questo, ero abituato ad andare a trovare ragazzi della mia età che abitavano in questo tipo di alloggi. Ricordo che una volta, dal momento che in tali occasioni, per i motivi detti, provavo sempre un certo disagio quando dovevo andare ai servizi, dissi ad un uno di questi miei amici: “Ma perché non dici ai tuoi genitori di cambiare alloggio, e di andare in uno di quelli che hanno i servizi all’interno, vedrai che ti troverai meglio anche tu…è molto più comodo sai?”. Quello mi guardò con espressione strana in quanto non capiva se lo stavo prendendo in giro o se dicevo sul serio…. Assolutamente non lo prendevo in giro, e dicevo pure sul serio…il fatto è che all’epoca ero molto ingenuo e quello che pensavo, lo dicevo….Credo che in quella occasione, senza rendermi conto, ero entrato nella stessa “dimensione” psicologica della Regina francese Maria Antonietta quando ingenuamente disse: “Se non c’è pane pazienza; la gente potrà sempre mangiare delle brioches”… A volte mi chiedo, chissà quale mentalità, completamente al di fuori dal “mondo reale” mi sarei ritrovato, qualora fossi nato nella culla di uno di quei famosi “rampolli”, di qualche Casa Reale europea…Credo in fondo, sia stato meglio che ciò non sia…stato, in quanto è preferibile vivere a contatto con la “realtà” (anche se questa a volte è scomoda) che non in una “campana di vetro” in cui praticamente non ti rendi più conto di quello che succede attorno a te.

 

Tornando alle case di ringhiera, ricordo di una signora siciliana che aveva diversi parenti a Torino (tra cui due sorelle) i quali le facevano pressione affinché andasse a stabilirsi definitivamente a Torino, vicino a loro anche perché all’epoca, la città di Torino offriva numerosissime possibilità…(negli anni ’60, Torino era la piccola America della nostra penisola). Al che lei disse fra sé e sé: “Intanto vado a trovare le mie sorelle, così… tanto per vedere come si sono sistemate, e poi magari…vedremo". E così mi raccontò che come primo impatto, la città di Torino apparve ai suoi occhi molto cupa, senza la vista del mare…(al limite, c’era quella del Po o della Dora o della collina) tanto da non ispirarla per niente, ma la goccia che fece “traboccare il vaso” è stata il giorno dopo di quel soggiorno torinese, al mattino presto…..Infatti, come è per tutti gli esseri umani di questo mondo (inclusi i cosiddetti “grandi”) ogni tanto occorre andare al gabinetto (per ritornare sull’argomento) e lei, non essendo esclusa da questa prassi, si trovò nella necessità di farlo, e lo fece di buon mattino…ovviamente sul balcone….Nel momento più delicato, dove sarebbe stata necessaria tutta la “dovuta concentrazione” per espletare in modo ottimale l’operazione, sente “bussare” violentemente alla porta della latrina perché il tizio, quello che prendeva a pugni e calci la porta, quasi disperatamente, aveva anche lui la sua “necessità biologica” e oltre a quella, aveva pure i minuti contati perché, subito dopo, doveva recarsi al lavoro. Notando che questa era una costante quotidiana, soprattutto al mattino, è chiaro che tale signora accantonò per sempre l’idea di stabilirsi definitivamente a Torino ritenuta all’epoca, una delle città più civili d’Italia, e decise di andarci solamente per trovare le sorelle e…soltanto quando queste sarebbero state in grado di farsi un alloggio con i servizi all’interno, come dire?.....Più nella norma.

 

Ora chiaramente, questo tipo di alloggi in Torino non esiste più…sono stati tutti ristrutturati, per prima cosa con il gabinetto all’interno provvedendo così, anche ad una maggiore privacy. Una cosa che comunque viene bene da chiedersi è questa: “Come mai che praticamente tutti, o perlomeno molti, abitavano in locali di questo tipo all’epoca”? Ora non viviamo più all’età della pietra, ma nemmeno quando vennero concepiti questi alloggi; malgrado ciò, si sono concepiti e progettati a tavolino abitazioni per “esseri umani” (non per animali….proprio per esseri umani), con ristrettezze volute, pianificate, e proprio di quel tipo…ben sapendo i disagi che ne sarebbero derivati, quando invece sarebbe stato sufficiente e perfettamente possibile, senza arrivare a costruire delle Regge o Ville Principesche, progettarli in un altro modo….. come direbbe il ragioniere Ugo Fantozzi …più umani… Sembra quasi che tali alloggi siano state ideati invece, unicamente per umiliare non una persona, ma addirittura tutta una categoria di persone. Le ricchezze della gente….”ricca”, non mi danno fastidio; mi viene naturale dire: “beati loro”…magari fosse lo stesso per me…Quello che mi da fastidio invece, è perché alla gente non ricca, volutamente si debbano appioppare tutti questi limiti e restrizioni, quando si potrebbero evitare, e senza nulla togliere ai ricchi.

 

 

Abitudini Spartane

 

Presumo invece, di sapere il perché di queste procedure molto poco umane. Oggi giorno, la guerra (speriamo mai più) non viene più condotta dall’uomo sul campo, ma viene condotta, per la maggioranza dei casi, con il computer, con aerei specializzati, sempre gestiti da computer, satelliti, militari professionisti ecc. Praticamente, da strumenti sofisticatissimi che per la loro gestione, è necessario un personale super specializzato e non più dalla gente del popolo…Infatti il classico periodo della “naia”, non esiste più. All’epoca invece, queste persone (la gente del popolo) non avevano bisogno di una conoscenza specializzata per gestire il loro materiale bellico, ma solo un po’ di addestramento…e quel tanto di “peli sullo stomaco” (vedi la canzone di De Andrè), per poter sparare a vista, quando vedeva il “nemico”…ovvero qualcuno con la “divisa di un altro colore”….

 

Ma oltre a quello, forse la cosa più importante, il soldato non doveva essere troppo abituato alle comodità della vita…..anzi, doveva essere abituato ad un certo e continuo disagio, soprattutto per i giovani, nel caso di un’eventuale chiamata alle armi…Naturalmente non erano solo quelli gli ingredienti usati per facilitare l’arruolamento finalizzato alle guerre…ma anche altri elementi di carattere psicologico, che attingevano da un certo romanticismo decadente (molto decadente direi) come ad esempio la figura della cosi detta “bella”…(però se era brutta, andava bene lo stesso) …..questa così detta “bella” del militare che aspettava, con grande trepidazione, il ritorno del suo “bello” (se così si può dire) ovvero del suo prode e valoroso guerriero, che ha rischiato la pelle, che si è ricoperto di gloria…..a spese di altri…magari dopo aver fatto piangere tante "belle" di altrui soldati…(sempre quei soldati con la divisa “di altro colore”), e che stava sempre in pena per lui ( per il suo bello), anelando al suo ritorno per consolarlo, rincuorarlo…ecc (davvero mi sento proprio commosso…roba da mettersi a piangere…)…Significativa è la canzone: “Addio mia bella…addio”…..Sembra quasi impossibile che dietro a queste “fantasie” e “paturnie” mentali (e voglio essere educato), abbiano avuto luogo massacri su massacri, torture e terribili tragedie.

 

Sembra strano, ma all’epoca (speriamo almeno di poter dire….”all’epoca”), queste cose facevano molta presa sulla gente e così di buon grado, tutti si lasciavano coinvolgere dall’imminente “avventura” per divenire o vittime, o assassini….(o tutte e due le cose) Ecco quindi perché, credo, si costruissero questi alloggi a ringhiera, per abituare la gente ad una vita scomoda, al fine di poter avere a disposizione, per quando arrivava il momento, dei “buoni soldati”. Queste sono ovviamente mie congetture molto personali; non ho dei riscontri documentabili, ma temo di non essere molto lontano dalla realtà

 

 

Culture e Tradizioni a Confronto

 

Ora che ho spiegato fino in fondo e con dovizia di particolari, quello che erano gli “alloggi a ringhiera” cercando pure di spiegare, secondo la mia ottica, la loro funzionalità, torniamo alla nostra piccola famigliola proveniente dal centro Europa la quale, per finire, trova sistemazione definitiva in uno di questi palazzi di cui si è detto…Erano in affitto, ma almeno quello era l’alloggio di cui erano i “titolari”...La loro vita procedeva tranquilla; il marito era fuori quasi tutto il giorno per lavoro e così la madre e la figlia, passavano la giornata insieme. Ora bisogna fare una piccola precisazione; la madre era si di origine italiana ma era, da qualche generazione ormai, tedesca per cui il tipo di educazione ricevuto, era tedesco, a tutti gli effetti. Una tipica caratteristica dei tedeschi, era (ed è) che quando una cosa è decisa…è decisa…e non si può più tornare indietro, anche quando le circostanze, che hanno generato tale decisione, sono cambiate. E’ vero che non bisogna essere delle banderuole e bisogna essere coerenti con se stessi e con quello che si è deciso, ma è anche vero che quando ti rendi conto, in modo evidente, che un qualche cosa non va, che c’è stato un errore per qualche cosa che hai progettato, anche se l’hai progettato diligentemente a tavolino, non andrà bene comunque, per cui bisognerebbe avere quella presenza di spirito di cambiare piano, cosa che per quella donna non era tanto facile anzi, impossibile tanto da sembrare per questo motivo, come un’isola “teutonica” in un mare “latino”.

 

 

Niente Debolezze

 

La filosofia pedagogica dell’epoca (e soprattutto di quella germanica), assolutamente sconsigliava di dare ai figli tanta confidenza, come invece usiamo fare noi italiani soprattutto al giorno d’oggi, e cosa ancora più importante, non farsi sorprendere dai figli a provare per loro dell’affetto, dei sentimenti amorevoli, ecc.…Le “coccole”, di cui gli italiani sono molto prodighi con i loro bambini, nella cultura pedagogica tedesca sono completamente abolite in quanto vengono considerate come un segno di debolezza, di cui i figli un giorno potrebbero approfittarsi e conseguentemente, causare anche seri problemi. Credo personalmente che avessero ragione….è solo che quando si esagera…

 

Questa mamma infatti voleva un gradissimo bene alla figlia, ma la trattava sempre bruscamente e con una certa durezza, onde evitare che trapelassero da lei sentimenti che teneva gelosamente custoditi dentro, ed è inutile dire che a causa di questo la bambina, molto sensibile e bisognosa di affetto, ne soffriva molto. Così passavano le loro giornate; la mamma teutonica, che non dava assolutamente confidenza alla figlia e questa, considerando che non poteva nemmeno andare a giocare con i suoi coetanei perché tale mamma, oltre a quello che si è detto, era anche molto possessiva, tale ragazzina aveva ben poche possibilità... annoiandosi terribilmente, senza sapere come trascorrere la giornata. Per lei, altro non restava da fare che affacciarsi al balcone e guardare la gente che passava, oppure vedere i suoi coetanei più fortunati, giocare tranquillamente nel cortile….Tornando alle abitudini spartane, tipicamente germaniche, questa mamma era arrivata al punto di aspettare che la figlia si addormentasse, per andarle vicino, chinarsi sul suo lettino, e farle un bacio.

 

Fu così che una sera, in cui la mamma fece il suo bacio alla ragazzina, questa si svegliò ma appena si accorse cosa stava facendo sua mamma, rimase immobile, fingendo di dormire, per non metterla in imbarazzo e non spezzare così l’incantesimo. Da allora, tutte le volte che la ragazzina andava a letto alla sera, faceva ben attenzione a non dormire, ma soltanto fingere…nell’attesa che arrivasse il bacio materno, il quale arrivava sempre…puntuale…più sicuro che le tasse.....Non dimentichiamo che abbiamo a che fare con una donna tedesca, e tutto quello che è stato programmato, puntualmente…arriva di certo.

 

La ragazza, qualche lustro più tardi, divenuta adulta e dopo essersi sposata, in piena seconda guerra mondiale si ritrovò la palazzina in cui abitava, completamente rasa al suolo a seguito dei bombardamenti anglo-francesi. Per fortuna, lei e il marito erano salvi perché in quel momento stavano fuori dal palazzo. Appena sentita la notizia, la signora Costanza si precipitò sul luogo dove ormai la palazzina altro non era che un cumulo di rovine da cui, ogni tanto, le squadre di soccorso estraevano feriti o morti. Fu allora che da lontano, Costanza vide sua madre la quale si trovava già sul posto, completamente disperata, distrutta, in preda ad una grandissima agitazione... Costanza allora, le si avvicinò ulteriormente per rassicurarla che stava bene…ma appena la mamma tedesca la vide, cercò subito di darsi un “contegno” e quasi con sufficienza le disse…..Ah sei qui finalmente…bene, ora dovremo trovare una nuova sistemazione per voi due…. A questo punto non riesco ad impedirmi di fare il confronto fra il “modus vivendi” tipicamente italiano con quello tedesco….trovo che a volte anzi, molto sovente, manchi il senso dell’equilibrio sia nell’uno, che nell’altro stile di vita…o troppo…o troppo poco…

 

 

Fondere Il Meglio Delle Varie Culture

 

Che bello sarebbe invece, secondo me, poter fondere come in una miscela ben amalgamata, spontanea (assolutamente non forzata), tutte queste caratteristiche, queste culture e tradizioni incluse quelle didattiche e pedagogiche ovvero, le culture teutoniche, latine e celtiche….credo che con questa fusione di concetti ed elementi didattici, ne verrebbero fuori davvero dei “superuomini” (o super donne). Anche nella musica vediamo un qualche cosa di analogo; dal Nord, durante il ‘400 e ‘500, i famosi Maestri Fiamminghi, provenienti dalle Fiandre, diffusero in Europa, inclusa l’Italia e la Germania, l’arte della musica polifonica che in Italia si fuse con i canti autoctoni della penisola, dando vita ad un filone di veri e propri capolavori; un genere né troppo severo e austero, ma nemmeno troppo frivolo e leggero.

 

Io penso che se gli italiani diventassero un po’ tedeschi (ma solo un pochino) e i tedeschi, un po’ italiani (non troppo però), credo che potrebbero maturare cose bellissime; in fondo è già un po’ così se siamo attenti osservatori. Lo vediamo ad esempio in una Nazione che è diventata il simbolo della Pace e dell’efficienza ovvero: “La Svizzera” dove, cosa davvero curiosa, non vivono svizzeri nel vero senso della parola perché (e qui sta la curiosità secondo me) gli svizzeri svizzeri, non esistono ma solo tedeschi, francesi e italiani, più qualche altra etnia minore. La cosa per questo, mi ha sempre affascinato; in mezzo a tre nazioni come Francia, Italia e Germania che nel corso della Storia, si sono sempre fatta la guerra, la Svizzera, tra l’altro formata proprio da una piccola parte di ognuna di queste tre etnie: italiana, tedesca e francese, rimane come fosse un’isola pedonale o meglio, l’occhio del ciclone in cui regna, da molti secoli ormai, la Pace…tanto da considerare questa Pace, non più come una semplice “tregua”, come direbbe Primo Levi, ma una Pace già di una certa consistenza e corposità, costruita pezzo dopo pezzo…briciola dopo briciola….loro (gli svizzeri) ci sono riusciti….a volte mi domando perché non ci debbano riuscire anche altre Nazioni? In fondo sono sempre uomini come loro. Secondo me questo è stato possibile perché, attitudini caratteriali così marcate e così pronunciate di ognuna di queste Nazioni, si sono fatte come da contrappeso realizzando così, un perfetto equilibrio fra di loro. L’atteggiamento eccessivamente severo e intransigente, una mentalità oltremodo collettivistica, una disciplina e un’obbedienza totale e assoluta, a volte, senza un minimo di spirito critico degli uni, sarà equilibrata dalla mentalità di coloro che hanno invece un forte spirito individualista, che delle parole: obbedienza e disciplina nemmeno conoscono il significato o sanno cosa vogliano dire, e che di spirito critico, ne hanno anche troppo… Il tutto, condito dal tipico “caractère superficiel” francese; in realtà, una superficialità più che altro, mirata credo, a mitigare e sdrammatizzare eccessi comportamentali che a volte….potrebbero diventare pericolosi.

 

 

Uno Svizzero Molto Speciale

 

Dal momento che, casualmente, il discorso mi è caduto sulla Svizzera, mi viene da dire che in questi ultimi tempi c’è stata una persona, che da molti anzi….da moltissimi, anche se non in modo ufficiale, ma pur sempre da moltissimi individui, è ritenuto essere l’ultimo messaggero (o profeta) di Dio. Trattasi di uno svizzero del cantone tedesco il quale ritiene che, secondo lui, le promesse divine annunciate da diversi profeti biblici, soprattutto Isaia, a cui molti pittori fiamminghi nel ‘400 si sono ispirati per raffigurare pittoricamente un suo famoso versetto inerente al Paradiso terrestre, avranno come punto di partenza proprio la Svizzera.

 

Se così fosse, trovo la cosa più che giusta ed appropriata. Le persone valide e positive le trovi ovunque ma in questo caso, il tutto è conforme all’immagine di questo Paese che nel suo piccolo (se paragonato al mondo) ha saputo costruire una Pace attiva e duratura e non passiva, per cui credo che sarà senz’altro così. Diciamo che questa è la Nazione più idonea, che più ne ha il diritto in quanto la sua “immagine” meglio si addice a questo grandioso evento che sarà quello di….diventare protagonista principale e punto di partenza, per lo “scoppio della prima…..e unica Pace mondiale”.

 

 

Il Tempo Passa

 

Intanto il tempo, questo grande mistero che non ha inizio né fine, passa o meglio, continua il suo “esserci” sfogliando il calendario del presente, sempre un pochino più avanti, e creando così, sempre nuovi presenti, effimeri, rapidissimi, sostituiti ancora da altri presenti, in questo eterno ….infinito presente….E così, anche la seconda guerra mondiale, dove se ne sono viste di cotte e di crude, passa, come la vita della nostra piccola famigliola, e le esperienze della signora Costanza ormai adulta, continuano a susseguirsi le une alle altre e lei le osserva come spettatrice e a volte….come protagonista; da quelle di tipo familiari, che prendono gradualmente il posto a quelle drammatiche di tipo sociale (come è stata la guerra). Le esperienze di tipo familiare si alternano in esperienze belle e meno belle…

 

Si dice che quando una persona va avanti nell’età, diventa come una biblioteca ambulante, soprattutto in questa era dove le mentalità si susseguono in modo estremamente rapido, dove cambiano rapidamente “dogmi”, luoghi comuni, modi di essere ecc. che quasi, con estrema soddisfazione, vengono annunciati, imposti e sostituiti ai modelli precedenti…magari provando perfino un certo gusto e piacere nel notare l’imbarazzo e disagio che tutto questo potrebbe provocare a molti….Come a dire, che una volta si ragionava così, ma adesso si ragiona cosà…e rimarcando questo, in ogni modo. E quello che invece preferisce ragionare ancora come si ragionava una volta?.....Perché non potrebbe più farlo?... Personalmente mi stupisco che a nessuno venga in mente che qualche concetto, qualche elemento, qualche cosa derivante dalla mentalità precedente, potrebbe andar bene ancora oggi.

 

Tanto per fare un esempio, una volta se una persona rideva….rideva….e ancora rideva, senza una vera ragione, faceva la figura del cretino (o cretina, dipende se maschio o femmina) ora invece, più uno ride, magari si sforza perfino nel farlo, senza un vero motivo, più fa la figura della persona molto intelligente e perfino simpatica (magari se lo immagina soltanto)………Un altro esempio: se un alunno è pelandrone e non ha voglia di studiare, la colpa è del professore, non si capisce bene il perché, ma la colpa è sua perché oggi è cosi che deve essere. In altri tempi invece, se un ragazzino non aveva voglia di studiare, la colpa era …..semplicemente del ragazzino. Qual è la verità?.....E anche se questa verità venisse individuata, sarà comunque una verità molto effimera, provvisoria in quanto, dopo un breve periodo, come è stato per la “verità” precedente, durerà solo un momento…..E’ evidente che queste cose non danno certo una sensazione di stabilità …..né politica, né morale, né personale…né di nessun tipo.

 

Tutto questo secondo me, mette in rilievo non solo l’errore, ma anche la grande ignoranza (diciamolo pure) degli esseri umani, malgrado la pretesa e l’illusione che hanno di avere una grande cultura, una grande civiltà ritenuta tanto superiore e tanto importante, da aver avuto il coraggio di imporla al mondo, con le buone e con le cattive (più con le cattive); in fondo, le due ultime guerre, sono la conseguenza di questa “evangelizzazione forzata” mondiale. Infatti il “Vero” ossia, quello che è giusto, non cambia mai (perché dovrebbe cambiare se è giusto?)….quello che è giusto, è pure immutabile. Se si cambia sempre, è perché ci sarà qualche errore di impostazione che prima o poi viene fuori e che ti obbliga a cambiare. A questo proposito, mi viene in mente un passo delle Scritture di cui non ricordo il capoverso, in cui si parla di una donna nuda, ma non bella a vedersi, perché molto grassa, addirittura più grassa del lenzuolo che dovrebbe ricoprirla e così, per coprire le sue “vergogne”, è costretta a scoprirne altre perché, con quel piccolo lenzuolo non riuscirà mai a coprirsi per intero…..Per me quel lenzuolo rappresenta la menzogna, la bugia, che copre si una situazione, ma per farlo, è obbligata a scoprirne un’altra, e cambiare così in continuazione in quanto con l’errore, i pezzi del puzzle non potranno mai andare al loro posto.

 

Quando una legge, una comune credenza, un punto di vista cambia in continuazione, è perché quella cosa (o punto di vista) non era giusta….era giusta fino a poco tempo prima, ma adesso non più …e prima allora? Certo che se è stata cambiata, era sbagliata. E quella sostitutiva, è giusta? Davvero sei così sicuro che sia proprio giusto quello che adesso vuoi imporre agli altri? E se poi fosse sbagliato anche quello? ….E tu lo hai imposto….tu mi hai obbligato a rispettare questa nuova credenza o legge quando molto probabilmente è sbagliata pure quella, come lo era quella precedente…Almeno si dicesse: “Poiché prima non andava bene, proviamo a fare così….o fare cosà…Però a questo punto, bisognerebbe anche essere un po’ indulgenti per chi non rispetta le regole fino in fondo, considerando che anche quelle nuove potrebbero essere sbagliate…come le precedenti.

 

Considerando la presunzione umana, con quale faccia allora si guarderà il passato nel notare tutte le cosa sbagliate che ci sono state imposte?….. Chi mi assicura allora che anche quelle nuove, che ora sono comune credenza o addirittura legge, non siano sbagliate come infatti verrà poi dimostrato quando ci sarà una nuova disposizione che le annulleranno? Una piccola riflessione…qualche secolo fa veniva insegnato che i bravissimi andavano subito in cielo, i cattivissimi, andavano subito all’inferno, e quelli “cosi cosi” (condizione nella quale si riconosce il grosso dell’umanità) andavano nel Purgatorio dove avrebbero sofferto orribilmente per diversi secoli ma poi, sarebbero andati in Paradiso. Tuttavia, se il defunto aveva la fortuna di avere parenti ricchi, che facevano grosse offerte, i millenni previsti da passare nel Purgatorio, si riducevano e non poco….tanto peggio per quelli che non avevano i soldi per le messe di suffragio….E’ vero che questi sono problemi inesistenti oggi giorno ma all’epoca, queste cose erano vere tragedie…Sembra che all’epoca, non siano poche le persone impazzite (all’epoca, considerate indemoniate) a seguito di questi orribili insegnamenti. Anche per queste cose, si potrebbe dire come disse Primo Levi: “Meditate gente, perché questo è stato”….

 

Tornando alla signora Costanza, considerando che in fondo lo scorrere della sua vita diventa un mio pretesto per illustrare il susseguirsi delle diverse situazioni umane, diremo ancora che quando era giovane, le capitava sovente di salire su di un tram o altro mezzo pubblico nel quale.. anche se era pieno di gente, non aveva assolutamente problemi per sedersi. Non appena entrata all’interno della vettura infatti, almeno quattro o cinque baldi e aitanti giovanotti, si alzavano prontamente e premurosamente, e con un bel sorriso radioso, la invitavano a sedersi….davvero gentili, diceva tra sé e sé…ma guarda un po’….in fondo la gente non è poi così cattiva….ci sono sempre delle brave persone che “disinteressatamente”, ti fanno un favore anche se, essendo che era giovane e in buona salute, non sentiva all’epoca, il bisogno di tutte queste premurose attenzioni e gentilezze poiché poteva benissimo starsene in piedi. Ovviamente però, per non deludere tanta gentilezza e tanto entusiasmo, la signora Costanza accettava queste premure e si metteva comodamente seduta a pensare agli affari suoi…..magari le persone così premurose verso di lei, avrebbero invece preferito “sviluppare” quello che consideravano già un buon inizio nell’arte dell’abbordaggio….parlare un po’ con lei…. “Socializzare,” ecc

 

…Anche adesso a volte, la signora Costanza sale sul tram, ma chissà perché….ora invece che le farebbe tanto comodo data l’età, che qualcuno si alzasse ancora per farla accomodare, niente da fare….nessuno si alza….e chi si alza? Proprio nessuno. Prima quando poteva farne a meno, c’era fin troppa gente che si alzava per lei…ora che ne avrebbe davvero bisogno invece…..Una volta nelle scuole, anche nelle peggiori e più disastrate, veniva insegnato in “Educazione Civica”, che quando una donna saliva sul tram, soprattutto se teneva un bambino in braccio o era incinta, oppure anziana, per un nostro preciso “dovere morale” (in quanto tutti, quando le cose vanno bene, diventeremo anziani) ci si doveva assolutamente alzare per cedere il posto.

 

Ho saputo, in tempi recentissimi (il fatto me lo hanno raccontato), di un invalido che salì a fatica sul tram; di fronte a lui stava una ragazza, praticamente stravaccata su due sedili. L’invalido le chiese cortesemente di cedergli il posto e lei gli rispose, naturalmente masticando della gomma e facendo le solite “bolle”: “Ma proprio adesso lei doveva diventare zoppo”? E non si alzò….alla fine però si alzò…perché il conducente del mezzo, che non stava lontano, dopo aver fermato la vettura si voltò verso di lei e le disse che se non si fosse alzata subito, lui non sarebbe più partito a costo di far intervenire la polizia….al che….forse perché avendo attirato non poco l’attenzione del pubblico su di sé, questa ragazza incominciò a sentirsi osservata e leggermente a disagio e così, alla fine, decise di mettere fine ad una scena altamente squallida…..Nei vari cambiamenti di mentalità avvenuti nella gente, in questo campo (i mezzi pubblici) purtroppo, si sono fatti molti regressi…ma volendo, si potrebbe incominciare a risalire la china e incominciare a migliorare questa mentalità….

 

Non voglio infatti essere pessimista; se per quanto riguarda i mezzi pubblici si sono fatti regressi, per quanto riguarda la gestione delle persone anziane, qualche progresso è stato fatto…pochi indubbiamente, ma qualcosina si, anche se sicuramente non basta. Infatti una volta seppi, sempre da questa signora (la signora Costanza) che una volta, appena entrati nell’atrio dell’Ospizio cittadino, lo spettacolo che si presentava, oltre che squallido e raccapricciante, era davvero incredibile ed inconcepibile per i giorni d’oggi, oltre che essere (lo spettacolo) “condito” da una incredibile, nauseante, vomitevole puzza …..puzza di che cosa? Per tornare sull’argomento, puzza di “merda”….. Dico tale parola senza remore perchè si trova pure sul dizionario e considerando che quello era l’odore che si sentiva, quella è la parola che bisogna usare…...Comunque dire questa parola, fosse anche una volgarità, è sempre meno volgare che costringere tali persone a vivere così…..

 

Il bello era (meglio dire brutto) che questo odore lo si poteva benissimo evitare, e perché? Perché quelle persone anziane, che in gioventù avevano lavorato e “servito la Patria” e comunque avevano assolutamente ancora il diritto di vivere dignitosamente, erano sistemate nell’atrio di cui si è detto, a ferro di cavallo, per tutto il suo ampio spazio, e stavano sedute dove? Ognuna sul suo Water, dove facevano i loro bisogni cosi….davanti a tutti….e non potevano scegliere…stavano lì, perché lì le avevano sistemate… Capisco che non è facile la gestione di persone anziane non più autosufficienti, ma non capisco perché questi anziani, dovevano collocarli proprio lì a fare i loro bisogni, nell’ingresso principale, davanti a tutta la gente che entrava e usciva…. quando invece sarebbe stato possibile sistemare queste persone in luoghi più riservati dell’edificio; non fosse altro, per il decoro pubblico. Devo riconoscere che, almeno in quello, si sono fatti decisamente dei progressi, anche se forse solo di facciata, ma voglio comunque apprezzarli, perché è meglio di niente…Il massimo sarebbe evitare certi spettacoli davanti a tutti, e nello stesso tempo fare continui controlli, regolari e anche irregolari ovvero, in qualunque momento delle 24 ore (in tempo di guerra li facevano), al fine di assicurare un minimo di rispetto dei diritti civili.

 

…..Mi sono divertito ad illustrare, attraverso la vita di una persona dicui in fondo, ho cercato lo spunto e la scusa per raccontare il susseguirsi di diversi stili di vita, per esternare perplessità riguardo una società nella quale mi ritrovo immerso, ma che non sempre, anzi quasi mai, riesco a capire la sua logica, soprattutto nelle sue parti più significative; vedere cioè fino a che punto la nostra società “civile”, è presuntuosa, arrogante, volgare, e nel contempo, eccessivamente pallosa, eccessivamente religiosa e buonista….forse per fare da contrappeso alla volgarità, alla cattiveria e alla violenza?... Può essere. Ad esempio (me ne viene in mente un’altra), una volta i crociati piantavano per terra le loro spade e poi, visto che in qualche modo la spada, con molta fantasia, ricordava un po’ la croce di Cristo, si inginocchiavano davanti ad essa e pregavano. Magari chissà quanta gente aveva ucciso quella spada …e comunque, anche la croce in se stessa (altro grandissimo paradosso), era un orribile strumento di tortura quindi…..una cosa molta lontano da quello che è la pace….Mi voglio fermare con i paradossi perché altrimenti non finirei più…però, anche se mi fermo, i paradossi rimangono. Una persona che ha la fortuna di vivere a lungo e di essere sempre lucida, dovrà convivere con queste contraddizioni e con queste, fare i conti….E’ chiaro che alla fine, se una persona è “lucida”, diventerà per forza di cose anche un po’ filosofa e riuscirà, a fatica, a convivere con l’errore ma certo, non accettarlo, si renderà conto che era assolutamente sbagliata la mentalità di una volta, come sarà pure sbagliata quella di oggi, anche se magari è tutta l’opposto della precedente….Ci sarà una giusta mentalità che alla fine prenderà il sopravvento su tutte le altre che vanno ora “di moda” (non può essere diversamente), tanto che una persona, anche vivendo 200 anni, e anche di più, potrà sempre, malgrado tutto, riconoscersi?...Credo di si

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