+

 

 

simpatica

 

freccia

Mappa Del Sito

 

 

L’immediato dopoguerra

La seconda guerra mondiale è finita da poco più di un lustro. Dopo questa fase drammatica, l’Italia conosce un periodo di benessere mai visto in altri tempi.  Tuttavia il grande benessere dell’immediato dopo guerra, coinvolge soprattutto il Nord Italia, escludendo il meridione forse perché il settentrione è provvisto di molte fabbriche le quali sono obbligate a produrre molto per sostituire quello che è stato distrutto durante la guerra; nel Sud invece, prima che si possa vedere un po’ di benessere, bisognerà aspettare diversi lustri. Quando nel Nord incomincerà a manifestarsi una certa crisi dovuta ad una infinità di motivi, ecco che nel Sud le cose incominceranno ad andare leggermente meglio tanto da creare alla fine, una certa uniformità di benessere in tutta la penisola.

 

Le impressioni di un italo americano

E’ significativa la vicenda di un italo americano il quale già nasce in America; figlio di emigrati del primo dopo guerra e cresciuto nei quartieri della Little Italy. Questa persona, tramite i racconti dei paesani coetanei di suo padre, si fece un’idea della Sicilia come di una terra molto povera (come infatti lo era fino a non molto tempo fa). Tale  personaggio un giorno, negli anni ’80, decise di venire nella sua città d’origine che si trvava nella Sicilia Magna (come avrebbero detto gli antichi greci), per trovare i parenti e siccome questi parenti non erano pochi, soggiornò in Sicilia per un certo tempo, ora ospite degli uni, ora ospite degli altri.   Quello che colpì soprattutto l’italo americano fu che, a differenza di ciò che sentiva dire da suo padre e da quelli della sua generazione in America, nella Sicilia che viene a conoscere, vi era un benessere che prima non ci si sognava neppure. Sicuramente la ripresa del Sud è dovuta soprattutto anche dal fatto che molta gente, in un primo tempo emigrata in cerca di lavoro, sentendo in seguito la nostalgia del loro Paese d’origine, a volte ritorna per viverci almeno nella vecchiaia e sentire nuovamente l’ambiente della loro infanzia.

 

Nostalgia del Paese natio

Per questo motivo, accreditando il conto corrente della loro pensione e della loro liquidazione nelle Banche del Sud, ed essendo che sono tante le persone che hanno fatto e fanno questo, i soldi incominceranno ad affluire anche da quelle parti e così, come dice il proverbio, una cosa tira l’altra. Magari qualcuno apre una pizzeria o una gelateria ed intendendosi di cucina perché meridionale, attira la gente che incomincia ad affluire nei locali; i soldi incominciando a circolare, mettono in moto un giro di affari che aggiunge benessere a quello che già si incomincia a vedere. 
Ma negli anni ’50 invece non è ancora così; tutto il meridione si trova agli estremi e la gente per sbarcare il lunario, si vede costretta ad emigrare. Questa forma di esodo di massa, continuerà fino agli anni ’70 circa (famosissime sono le canzoni:
Che Sarà e: Casa Mia) creando tra l’altro anche un certo disagio nel Nord in quanto impreparato e privo di strutture per accogliere in modo adeguato tutta questa gente.  
Le tappe più importanti di queste emigrazioni sono: Torino, Milano, la Germania e soprattutto l’America, in modo particolare gli Stati Uniti.   La nostra vicenda si svolge  in una  città nella provincia di Trapani, in Sicilia; tra l’altro una città storica perché è proprio da li che nasce l’Italia e famosa anche nel mondo per il suo vino che porta  il suo stesso nome: Marsala.

 

Alla ricerca del lavoro

Ora i siciliani, contrariamente a quello che veniva detto di loro dalle malelingue settentrionali negli anni ‘60, sono grandi lavoratori; essi, se non c’è il lavoro, se lo vanno a cercare perfino in America o perlomeno a Torino, Milano o in Germania e quelli che non vanno a cercarselo all’estero, se lo inventano in loco e con quello, vivono e campano più che decorosamente. Fu il caso della signorina Rosa la quale dopo avere ottenuto la qualifica professionale a seguito di studi condotti diligentemente, si vede disoccupata senza nulla da fare anche con la sua qualifica. Inutilmente passa le mattinate all’Ufficio di Collocamento sperando che almeno con quella qualifica, potesse essere chiamata per qualche attività ma purtroppo niente.  Passando così molte ore della mattinata in quella sala con altre persone dove tra l'altro, già più o meno si conoscevano tutti, fa amicizia con un ragioniere che anche lui malgrado il suo titolo, è presente in quel luogo per lo stesso motivo: la ricerca del lavoro. Il ragioniere un bel mattino, probabilmente era da tempo che ci pensava, le disse: ”signorina, noi veniamo qui solo a perdere tempo, se davvero vogliamo lavorare, dobbiamo inventarcelo questo lavoro; da questo Ufficio non ci ricaveremo assolutamente nulla”, “E come ci possiamo inventare il lavoro?” "E’ semplice" dice lui "Lei con la qualifica che ha, è capace di scrivere a macchina vero?” “ Certo che sono capace” “A me basta quello; c’è tanta gente al giorno d’oggi che vuole stabilirsi in America e  magari sa leggere a stento perché non ha potuto studiare, io apro un ufficio di viaggi e lei mi farà da segretaria.

torino

Incominceremo con un piccolo stanzino che è già di mia proprietà, e se le cose girano per il verso giusto, ci ingrandiremo; a tutta la parte burocratica ci penserà lei e vedrà che i soldi per campare,  verranno fuori.  Detto questo, il ragioniere con il suo piccolo stanzino, apre una Agenzia Viaggi al centro della città,  che dava direttamente sulla strada affollata, tipo negozio, mettendo questa ragazza di bella presenza, dotata di grande savoir-faire verso i clienti, sempre sorridente e con un modo di fare così detto solare, alla macchina da scrivere, per sbrigare centinaia di pratiche di ogni genere. Praticamente quell’ ufficio, anche grazie ai modi di fare gentili della signorina Rosa, era sempre pieno di gente dalla mattina fino alla sera.

 

Un padre severo

Tuttavia l’inizio non fu così semplice, siamo nella Sicilia della prima metà degli anni ’50; all’epoca era considerata cosa non conveniente, che una ragazza nubile si mettesse a lavorare così, con il primo venuto per cui ci volle l’autorizzazione paterna.  Il padre della ragazza aveva in tutto sette figlie al che possiamo immaginare come stava attento a certe cose. Invece, con grande sorpresa e sollievo di tutti, diede l’autorizzazione per questo lavoro (forse il ragioniere gli ispirava fiducia) e così  si incominciò a lavorare e conseguentemente, a vedere gradualmente un certo benessere.

 

Un luogo sempre affollato

Erano moltissime le persone che volevano partire; più che viaggi di piacere, erano viaggi di lavoro ossia, persone che avevano parenti in America e volevano anche loro stabilirsi definitivamente laggiù per farsi un futuro considerando che qui in Italia non riuscivano a combinare nulla. Tanta gente aveva sia la cittadinanza americana che quella italiana perchè figlia di emigrati del primo dopoguerra.
Queste persone avevano fatto ritorno in Italia e ora, volevano ripartire per l’America; per loro le pratiche burocratiche, compresi i documenti, era tutto più semplificato.

 

 

Cambiamento improvviso di programma

 

In quel periodo l’ufficio era frequentato da un pubblico eterogeneo; ognuno con una sua storia e con una sua esigenza particolare che il ragioniere e la signorina Rosa, cercavano di accontentare come potevano; sicuramente la mattinata e il pomeriggio non erano  piatti.  Si sentiva di tutto in quell’ ufficio e per tutti i gusti, tanto che veniva sera in un lampo. Uno dei tanti episodi carini, fu quello di un tipo simpatico, che non vedeva l’ora di partire per l’America e stabilirvisi per sempre, sovente faceva pressione sul ragioniere affinché gli trovasse un lavoro laggiù, nel Paese delle opportunità;  era in grado di fare un po’ di tutto ed era proprio di quello che laggiù avevano bisogno. Il ragioniere, datore di lavoro della signora Rosa che nel frattempo si era sposata e le erano già nate due belle bimbe, si metteva continuamente in contatto con i canali americani che cercavano manodopera italiana e il giovanotto di cui si parla, era sempre lì ad attendere notizie. Finalmente arriva la risposta tanto attesa; il ragioniere non vede l’ora di contattare l’amico (così finalmente lo farà contento) il quale, puntualmente arriva in ufficio come al solito per sapere novità. Quando l’amico spunta in ufficio, il ragioniere gli dice che aveva trovato l’ingaggio e che ci sarebbe stato pure da farsi i soldi. Il giovanotto tutto contento,  gli chiese di che tipo di lavoro si trattasse e  il ragioniere gli risponde: “Niente…. il lavoro è presso un’agenzia di onoranze funebri e si tratta solamente di vestire le salme e naturalmente, prima di questo, liberarle dalle interiore, tipo imbalsamazione; dopo truccarle affinché fossero presentabili per la cerimonia del funerale” …Dopo un attimo di perplessità e sbigottimento….“No, no ragioniere meo, non ci vaio, non ci vaio” (no no ragioniere mio, non ci vado, non ci vado; queste cose mi fanno impressione), pensare che anche in Italia ci sono le Agenzie per "Onoranze funebri” ma probabilmente lui credeva di affrontare chissà quale avventura e quella proposta di lavoro, lo aveva un poco smontato.

 

 

In America a tutti i costi

 

In pratica questa agenzia viaggi era diventata, di fatto, un ufficio di collocamento a distanza; il ragioniere manteneva i contatti con l’America tramite i quali, veniva a sapere le varie richieste di lavoro e a Marsala, dove lui sapeva tutto di tutti in quanto l’ufficio era sempre pieno di persone che raccontavano i loro progetti e le loro esigenze e tra l’altro, si conoscevano fin da ragazzi, sapeva come organizzarsi.  Così conoscendo le richieste e le offerte,  non aveva altro da fare che mettere le due parti interessate in contatto poi,  per le pratiche burocratiche, a partire dal biglietto, il permesso di soggiorno ecc. ci pensava la signora Rosa che con la sua qualifica, era la persona giusta al posto giusto.

torino

Fra le tante persone che affollavano quell’ufficio, ormai divenuto come una specie di  punto di incontro per molti (infatti tanti vi si recavano anche solo per farsi quattro chiacchiere o quattro risate con gli amici), vi era sovente una persona, un tipo allegro che diceva sempre a tutti che voleva andare assolutamente in America a cercare lavoro, anche a nuoto se necessario, ma ci doveva andare. Tutte le volte che entrava nell’ufficio quindi, esordiva con questa frase: “Ragioniere, io adda ire in America, anche a nuoto, ma ci adda ire” (Ragioniere, io devo andare in America, anche a nuoto ma ci devo andare).  Per questo era sempre nell’ufficio del ragioniere a fargli pressione affinché, tramite i suoi contatti, gli trovasse un’occupazione laggiù .  
Così tutti i giorni, il simpatico giovanotto esordiva in quell’ufficio con la sua frase preferita “in America anche a nuoto”. Questa frase, ormai era diventata come  un  suo vecchio ritornello che gli amici ascoltavano con paziente e benevola sopportazione.

 

 

Una bella notizia

 

Un bel giorno il ragioniere, grazie ai suoi contatti di oltre oceano, viene a sapere che cercavano persone per un lavoro adatto a questo tizio il quale, aveva già messo da parte il gruzzolo necessario per il viaggio; certo, non di prima classe.
Non appena il nostro personaggio viene a sapere dal ragioniere la notizia, quasi non sta più in sé dalla gioia, aveva aspettato tanto quel  momento… Senza perdere tempo prepara le sue cose per prendere il treno alla volta di Genova da dove sarebbe partita la nave. Una volta che fu arrivato in quella città, con grandissima eccitazione, sale la rampa per recarsi a bordo, quasi non gli riusciva a crederlo; ci teneva tanto ad andare in America ed ora finalmente era arrivato il momento però, che esagerazione pensare di andarci a nuoto, altro che andarci a nuoto con una nave così bella; la famosa
Andrea Doria, provvista di cabine accoglienti, passeggiate lungo il ponte, ristoranti ecc e lui diceva di andarci a nuoto…. chissà come ti vengono a volte certe battute……

 

 

Un contrattempo veramente spiacevole

 

Il viaggio prosegue in modo perfetto, ormai è fatta; la nave è nelle vicinanze della costa americana, purtroppo però urta sembra, uno scoglio; non sarebbe dovuta affondare; era perfetta, ma affonda. Probabilmente non erano state chiuse bene le porte a tenuta stagna così che tutta l’acqua entra dove non avrebbe dovuto entrare,  tanto che ha luogo il naufragio. Il nostro uomo non si perde d’animo; da quell’abile nuotatore quale è, si libera degli indumenti  più ingombranti, afferra un oggetto in grado di galleggiare, forse un pezzo di sughero e senza indugio si tuffa in mare.  Cercando di non sprecare inutilmente energie, nuota con un ritmo lento ma costante verso la riva che gli sembrava di intravedere da lontano. Quando  comincia e sentirsi stanco, si ferma per fare il morto; riacquistate le energie,  riprende con più determinazione verso la riva.    Dopo un certo tempo, vede la costa insensibilmente avvicinarsi; era solo un’illusione oppure una realtà? Usava quella specie di galleggiante che si era preso prima di tuffarsi in mare, e lo tirava verso la riva che intravedeva appena. Dopo averlo raggiunto, lo tirava nuovamente, sempre verso la riva per poi raggiungerlo nuovamente. Almeno così era sicuro di andare avanti; era solo questione di tempo, sempre a condizione di non rimanere bloccato dai crampi. Oltre tutto il fatto di tirare il sughero in direzione della riva, gli teneva occupata la mente.

torino

Fu così che finalmente giunse a riva  completamente esausto, sfinito. Come sente la terra ferma sotto i piedi, incomincia a fare qualche passo barcollando, per poi lasciarsi cadere quasi privo di sensi in attesa dell’arrivo dei soccorsi; finalmente aveva toccato terra, l’America, che aveva raggiunto….. a nuoto.

Commenta il Racconto

giulio
Giulio...

freccia

Valid HTML 4.01 Transitional

Pennellolilla

Indice Racconti

Barracerchi